Sondaggio Corriere: le donne milanesi bocciano Milano, la città del lavoro

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Milano 12 Luglio – Le milanesi sanno quanto sia difficile conciliare il ruolo di mamma e moglie, la gestione della famiglia con il lavoro e il tempo libero. Muoversi, insomma, ogni giorno, nel doppio degli spazi di un uomo e svolgere attività che richiedono spostamenti che per una città non è sempre facile gestire. È quindi necessario riprogettarla – anche sognando – perché ognuno possa trovare risposte alle proprie aspettative. È questa la principale richiesta emersa dal questionario online che il Corriere della Sera – in collaborazione con l’università di Milano Bicocca, Soroptimist International Club Milano Scala e Makno – ha realizzato nelle scorse settimane per capire se e quanto Milano sia una città a misura di donna.
Sono state 2.070 le partecipanti all’iniziativa, e 1.165 i sondaggi considerati nell’analisi, con una distribuzione abbastanza uniforme del campione tra le giovani e le pensionate, tra chi lavora e chi studia, chi si muove in taxi e chi in automobile, ma anche con i mezzi pubblici e a piedi. Tutte, giocando a stare in equilibrio con il tempo delle proprie giornate.

La qualità della vita è percepita dalle intervistate come appena sufficiente(con un punteggio di 6,6 su 10). Frenetiche e concrete, le donne non si sono però limitate a un semplice bilancio e hanno fornito idee per il miglioramento della città. Suggerendo un approccio di genere, che tenga conto delle loro esigenze di grandi consumatrici dell’ambiente urbano e valutatrici della qualità e dell’accessibilità dei servizi, dei luoghi di lavoro e dell’organizzazione. Milano è riconosciuta madre di nuove tendenze, luogo pieno di energia e vitalità, dove trovare spazio per la realizzazione professionale (7,1). Basta ricordare la rete cittadina di iniziative costruita in questi anni, che ha fatto uscire le politiche da un approccio episodico e portato ad esempio alla realizzazione della Casa delle Donne, allo sviluppo di incubatori di start-up per l’imprenditoria femminile e di esperienze di co-working. Senza dimenticare l’attenzione prestata ai percorsi di inclusione per le donne migranti e al «Codice» contro la pubblicità sessista varato nel giugno del 2013. Cinque semplici regole per lottare contro la diffusione di messaggi pubblicitari discriminatori e lesivi della dignità, soprattutto delle donne, con immagini che incitano atti di violenza fisica e morale.

Ad essere carente, però, è la cura dei propri cittadini (5,6), «circondati da una libertà illusoria che nasconde una forte pressione a raggiungere alti standard», spiegano le intervistate. Quali sono dunque gli aspetti che andrebbero potenziati? Al primo posto, una maggiore attenzione ad alcuni soggetti, in particolare bambini e anziani (8,2). In seconda battuta l’aspetto professionale che, oggi più di ieri, è ritenuto importante nella vita di una donna. Per questo, una delle richieste è quella di avere una città che sia sempre più un centro di eccellenza, ricerca e innovazione e, ça va sans dire , luogo dove poter conciliare concretamente lavoro e vita privata (7,9).

Ma quindi questa Milano è o non è una città a misura di Donna? Le intervistate pensano di no (5,6), soprattutto le giovani dai 25 ai 44 anni (5,2), ma non si abbattono. E individuano aree di cambiamento, garantendo tutte insieme di voler essere protagoniste del miglioramento. Da un lato sul fronte della sicurezza, per potersi sentire tranquille in ogni luogo e momento della giornata, dall’altro suggerendo una maggiore presenza di donne nei ruoli istituzionali. Come già in altre città europee, anche a Milano – ed è solamente una delle soluzioni – il Comune potrebbe avvalersi di un «gender city manager», che segua il lavoro dell’amministrazione in modo tale che ogni scelta, anche quelle apparentemente senza impatto diretto sulle donne, sia valutata anche dal punto di vista femminile. (Corriere)

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