Milano 14 Luglio – La netta impressione è che questo inizio di legislatura non abbia portato benissimo ai Radicali. Hanno un assessore agli Open Data che credo stia ancora cercando di capire di che cosa tratti il proprio referato, in una estenuante corsa contro il tempo prima che si insedi la responsabile dei sistemi informatici. Sì, questa arriva da Microsoft e se vuoi che i Data siano open conviene battere il monopolista del settore sul tempo. Quindi non paiono in grandissimo spolvero. Però un colpo paiono averlo portato a casa. Il centinaio, o giù di là, di biglietti non verranno più distribuiti ai consiglieri. Ora saranno trattenuti dal Comune. E verranno girati a delle associazioni. Questa, secondo Sala, sarebbe una misura logica per porre fine ad una situazione vergognosa. Non so quale sia la vergogna se gli amministratori della mia città vanno a vedere i principali eventi gratis, o meglio non capisco come questo esca dal quadro ormai normalissimo di un sistema in cui lo Stato è ovunque, onnipresente e pervasivo come la scabbia. Anzi, mi pare che, se l’accusa è questa, ovvero che lo Stato non deve godere di ingiusti privilegi, la soluzione ventilata di regalare ad altri i biglietti sia la scelta peggiore possibile. Intanto non c’è alcun risparmio, o maggior introito per chi organizza gli eventi. Quei biglietti sono comunque persi. Inoltre, la motivazione vagamente pietistica per cui li si dà a chi ne ha “più bisogno” fluttua tra il ridicolo e lo scandaloso. Io i 48 consiglieri comunali li conosco e li ho pure votati, contribuendo ad eleggerli. Le associazioni che riceveranno di volta in volta questi biglietti, no. Inoltre qui si apre l’interessante capitolo della scelta, della possibilità che si creino spiacevoli episodi di aderenze tra pubblico e privato e le inevitabili polemiche su clientele e favori tra associazioni amiche e parti della politica comunale. Il che, se mi consentite, è l’apice della comicità se l’obiettivo era la trasparenza. È invece molto triste se si volevano combattere i privilegi. Perché, alla fine, sempre un privilegio resta, con l’aggiunta dell’impossibilità per il cittadino comune di influenzare la scelta del soggetto che lo riceverà. Ma non è finita qua. Sempre a proposito di trasparenza, controllo dell’operato degli eletti e quant’altro… ma non era più semplice controllare cosa ne faceva il singolo? Lasciando ai cittadini l’obbligo di informarsi, senza creare inutili sovrastrutture di controllo a metà tra il bigliettaio di Gardaland ed il KGB? Evidentemente no.
Ci sono anche aspetti vagamente più inquietanti. Per esempio: chi, quando, come, in forza di cosa e su che basi ha preso questa decisione? Con che criteri e da chi verranno scelte le associazioni? Non sono domande da poco, perchè hanno profondamente a che fare con il potere di controllo sulle spese e sull’utilizzo del denaro pubblico da parte dei Consiglieri, soprattutto di opposizione. E quindi da parte nostra. Come spesso accade, comunque, se di buone intenzioni è lastricata la via per l’Inferno, talvolta esse sono così sottili e sdrucciolevoli che fanno schifo come pavé anche per quei climi caldi. E Rossi.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,