Milano 14 Luglio – Due facce di una stessa medaglia. L’Italia è spaccata, e latita tra due diverse realtà. Una fatta di italiani distratti, che danno troppe cose per scontate fino al verificarsi di una tragedia, che si affacciano sempre meno alla porta del rischio, perché sommersi da pratiche burocratiche, come quelle di un dannato doppio binario che era già nelle menti di chi nel 1858 aveva in mano le redini della Paese. Un progetto mai messo in atto. Per negligenza? O perché si aspetta sempre la spinta di un funerale di stato, per darsi una mossa?
Le immagini che in queste ore ci arrivano da Andria sono dei violenti kamikaze, ai quali si uniscono le storie, i racconti, le testimonianze di chi era a bordo di quei due treni. Si spazia dalle polemiche di un errore umano, al racconto di un quindicenne in viaggio per dare un esame, che è partito ma non è più tornato. E si pensa a quel padre, orgoglioso di essere prossimo a un matrimonio di famiglia, che questa settimana avrebbe dovuto raggiungere l’altare insieme alla figlia. Ma non potrà farlo, perché la morte ha avuto la meglio su tutto. E poi, la figlia che muore tra le braccia della madre. Morire abbracciati. Fino all’ultimo secondo.
Sono storie che toccano il cuore. E che generano un tremendo parallelismo, tra lo scontro, dovuto forse a una mancata telefonata, e l’immagine delle code chilometriche di cittadini che in queste ore stanno donando il sangue per cambiare le sorti di quella cinquantina di feriti che potrà raccontare a figli e nipoti gli attimi concisi di una strage che ha sconvolto l’Italia intera. A un soffio dalla morte. Poi, l’appoggio e il sostegno di un Paese che si dimostra ancora unito, che non nasconde la propria fratellanza e identità, nemmeno davanti a una cronaca davvero troppo nera. E questa volta, non ci sono ipocrisie. È una solidarietà vera, senza ‘Je suis Charlie’, ‘Pray for…’ ad addobbare i profili Facebook. C’è in ballo un aiuto concreto, fisico.
È parallelismo che corre su un unico binario, su un rettilineo a senso unico tra errore e solidarietà. Tra morte e desiderio di vita. Ed è inevitabile, allora, chiedersi se la vera essenza di uno stato dato da molti per fallito, che in queste ore si configura con le code davanti al policlinico, con la solidarietà riesca davvero a battere ogni singolo pregiudizio, e a durare nel tempo. Serve forza, per garantire a ogni vittima che nessuno commetterà più gli stessi errori. Per dare la propria parola alle ventisette anime volate in cielo, che stragi come questa serviranno da lezione. Perché tutti questi morti, adesso, meritano più di un funerale di stato.
Enrico Galletti (Il Giornale)
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