Milano 16 Luglio – Giace sotto un telo la bambina morta nella strage di Nizza, simbolo di un sacrificio inaccettabile e straziante. La bambola abbandonata sull’asfalto di sangue sorride, vestita di rosa e di speranza. La bambina voleva guardare i colori, i lampi dei fuochi nel cielo e aveva tanto insistito per partecipare ad un gioco che avrebbe incendiato l’orizzonte là, sul lungomare, in un giorno di festa.
La voce non trova parole adeguate, il singhiozzo piange lo strazio del cuore.
Si può morire anche così, oggi, uccisi da un folle su un camion impazzito, cadaveri e sangue, ovunque, in una manciata di secondi eterni, nella ricorrenza dell’orgoglio nazionale, in una Francia che cantava la libertà. E le scarpette dell’infanzia sparse qua e là, a segnalare le piccole vittime inconsapevoli di una follia senza precedenti.
Perché i bambini? Tanti i bambini morti o feriti nella strage. Tanti a cui è stata negata la gioia dell’infanzia, la vita. E se l’orrore, la barbarie devono avere un senso estremo, questi bambini gridano l’orrore e la barbarie. E se davanti a tanto dolore, la litania di promesse continuerà a miagolare parole vuote e retoriche, allora sarà la resa di un Occidente impaurito e impotente. Perché i fatti ripetono la superiorità di un’irrazionalità che non sappiamo gestire, che non sappiamo controllare, che ci uccide.
A Nizza nel giorno della morte, una donna ha partorito in spiaggia una bambina. Perché la vita vinca sulla morte. Perché il coraggio e la civiltà vincano sulla barbarie
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano