Contro il terrorismo no alla paura, ma la libertà e la laicità

Attualità

Milano 18 Luglio – La paura politicamente corretta non riguarda lo stravolgimento delle vite delle popolazioni europee ed americane provocato dalla marea montante di un terrorismo ispirato all’islamismo più radicale e più anti-occidentale. La paura scatta solo ed esclusivamente sul fatto che questo terrorismo possa determinare la vittoria delle forze populiste nei Paesi dove si voterà nei prossimi mesi o nel corso del prossimo anno. Insomma, la preoccupazione non è nei confronti del terrorismo ma nei confronti della possibilità che Donald Trump negli Stati Uniti, Marine Le Pen in Francia, la destra in Austria e via di seguito possano conquistare il governo dei rispettivi Paesi sfruttando a proprio vantaggio l’orrore suscitato dal terrorismo.

Questa paura sarebbe giustificata e giustificabile se la cultura politicamente corretta che detesta i cosiddetti populismi avesse elaborato una qualche strategia per fronteggiare in maniera efficace la violenza del radicalismo islamico e, quindi, eliminare quella che considerato la causa principale del successo di Trump, Le Pen e destre europee considerate islamofobe e razziste.

Ma questa strategia non esiste. O meglio, è stata applicata per anni ed è fallita clamorosamente e drammaticamente. Si tratta della strategia fondata sulla utopia della società multietnica e multirazziale che persegue l’obiettivo del meticciato universale nella convinzione che solo la mescolanza tra le differenze può portare alla pace ed all’eguaglianza.

L’esperienza reale dimostra giorno dopo giorno che questa utopia è irrealizzabile. Soprattutto dopo che il mondo musulmano sparso nei vari angoli del pianeta è stato percorso da una ondata di radicalismo religioso che non solo si oppone ad ogni forma di mescolanza e di meticciato, ma cavalca la diversità per rivendicare il proprio primato religioso e razziale.

Il dialogo presuppone la disponibilità a discutere di tutti gli interlocutori. Ma come si può dialogare se uno solo degli interlocutori rifiuta la discussione ed usa la violenza per dimostrare la propria superiorità ed imporre con la violenza il proprio punto di vista?

A favorire l’ascesa dei populismi, quindi, non è il terrorismo ma è l’incapacità della cultura politicamente corretta divenuta tragicamente egemone nel mondo occidentale di saper fronteggiare adeguatamente il terrorismo stesso. Non ci si deve stupire se il fallimento dell’utopia della mescolanza ad ogni costo suscita nelle opinioni pubbliche occidentali la sensazione che basti tornare alla separazione più netta possibile per risolvere l’emergenza.

La verità è che mescolanza e separazione sono ricette egualmente sbagliate. L’unica strada perseguibile è quella di difendere, se serve anche con la massima determinazione e con le armi, i valori della libertà degli individui e della laicità degli Stati. Ma si tratta di una strada stretta e molto lunga, che richiederà grande fatica a molte generazioni prima di portare al risultato rappresentato dal primato universale della libertà e della laicità.

Arturo Diaconale (L’Opinione)

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