Cosa può fare concretamente Milano per proteggersi

Fabrizio c'è Milano

Milano 18 Luglio – A leggere le inchieste  sulla strage di Nizza mi ha colpito la descrizione del quartiere dove abitava il terrorista islamico Boulel.  E’ un quartiere popolare di Nizza  dove l’80 % dei residenti è di origine musulmana e dove sono attivi predicatori radicali che infiammano moschee che nella Francia votata al multiculturalismo sono nate come funghi.

I fatti oggi di Nizza, ieri di Bruxelles e Parigi, impongono all’Europa di decidere come difendere la nostra civiltà dall’aggressione che viene dal terrorismo islamico. È un problema culturale e di politica estera, ma anche le amministrazioni delle città devono fare la loro parte.

Perché è nelle grandi metropoli che sono stati compiuti tutti gli attentati, perché è qui che il terrorismo rischia di cambiare le nostre abitudini. Anche a Milano.

La prima cosa che il nostro Sindaco deve impedire è la creazione di “enclave”, di zone a predominio musulmano dove si instaurino omertà, un sistema giuridico e sociale parallelo, con sue leggi, suoi costumi. E’ di tutta evidenza che se in un isolato ci sono solo musulmani è piu facile sfuggire al controllo sociale diffuso, architettare azioni violente, procurarsi armi, ma anche solo suggestionarsi e fare proselitismo.

Purtroppo casi del genere esistono nella nostra città: il quartiere San Siro, Spaventa,  Via Segneri, il Giambellino. Dunque il Comune deve vigilare di più sulle assegnazioni, evitando discriminazioni al contrario, e pretendere da Questura e Prefettura il massimo rigore sulle occupazioni abusive per evitare il formarsi di queste enclave.

Poi esiste un problema di presidio della città che vale per la sicurezza in generale, ma vale a maggior ragione per reprimere sul nascere gruppi che volessero emulare i terroristi d’oltralpe. Purtroppo i dati di Milano sono noti, li denunciamo da tempo ma per una stupida ottusità ideologica il Comune non cambia direzione. Milano ha dal 2011 rinunciato a 600 militari, ha perso 200 Vigili Urbani, ha restituito tutte le forze arrivate per Expo e ha addirittura ceduto 100 poliziotti a Roma per il Giubileo! Inutile fare appelli e marce se poi si sguarnisce il territorio di presidio.

Infine anche sulle Moschee bisogna essere responsabili: se il Comune vuole proprio farle nascere su suo suolo, almeno abbia il buon senso di escludere quelle realtà che in altri paesi sono nelle liste nere dei fiancheggiatori del terrorismo e si doti di tutti gli strumenti per verificare prima, e non dopo, da dove arrivano i soldi per farle. Le parole di Maryam Ismail, la sociologa di origine somala che si è dimessa dal PD, sono di una chiarezza impressionante: il PD milanese e l’Assessore Majorino, per calcolo elettorale, hanno privilegiato nella formulazione del bando per assegnare i luoghi di culto, criteri economici che favoriscono le realtà legata alla Turchia, al Quatar e alla Arabia Saudita. Queste realtà portano avanti una idea di islam incompatibile con il rispetto delle leggi italiane, dalla dignità delle donne, dal rispetto delle altre religioni.

Queste cose un Sindaco e una amministrazione comunale possono farle e richiederle da subito. Devono farle per difendere la nostra libertà, le nostre civili abitudini. Bisogna però avere la consapevolezza che il primo nemico da combattere è il terrorismo islamico. Le solite dichiarazioni contro fantomatiche strumentalizzazioni e discriminazioni fanno dubitare che un bel pezzo di sinistra abbia chiaro quale è il gigantesco  pericolo che abbiamo di fronte.

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Fabrizio De Pasquale, Consigliere Comunale di Forza Italia

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