Riapertura dei Navigli: anche la Storia dice no

Milano

Milano 20 Luglio – Impariamo ad apprezzare la Milano vera, anziché farneticare su quella utopistica

La questione, del tutto utopistica e utile soltanto a imbonire i milanesi intrattenendoli con progetti che non sono realizzabili, della riapertura della fossa interna dei Navigli, coperta a partire da fine ottocento e interrata negli anni ’60 del ventesimo secolo, sembra riproporsi anche con l’attuale amministrazione.
Infatti, l’ex braccio destro della Moratti, in campagna elettorale, ha promesso che, qualora fosse stato eletto, avrebbe promosso un referendum per chiedere ai cittadini se volessero la “riapertura dei navigli” (si presume sempre della fossa interna, visto che, data la storia della città, parlare di “navigli” è alquanto generico…), fingendo di non sapere che un analogo referendum consultivo si era già svolto nel 2011 e che la sua stessa identica amministrazione, presieduta – unica differenza – da Pisapia, proprio a fine legislatura aveva commissionato un fumoso studio per vendere ai milanesi la fattibilità di un simile progetto e, soprattutto, per provare a gabellare all’elettorato di ascoltare la sua volontà anche quando non si tratta di incassare, visto che Area C, introdotta a inizio legislatura, è sempre stata giustificata proprio sulla base dell’esito di quel referendum consultivo.

In ogni caso, tralasciando un attimo chi vuole eliminare l’autobus 94 e riportare le lavandaie in via Senato, c’è da dire che i milanesi, e forse anche per questo si lasciano ammaliare da certi progetti palesemente irrealizzabili e controproducenti, non solo ben poco sanno della storia vera (non le boiate della vulgata che chiamano impropriamente in causa Leonardo) dei loro navigli, ma neppure, il più delle volte, conoscono le curiosità ad essi legate e sanno individuarne le vestigia tuttora esistenti.

Per esempio, non è certo un azzardo pensare che quasi tutti i milanesi siano passati, magari anche più volte, in via Francesco Sforza, nel tratto tra corso di Porta Romana e corso di Porta Vittoria (magari anche solo per depositare un ricorso contro una multa all’Ufficio del Giudice di Pace), cioè quel tratto di strada che costeggia il Policlinico e il Giardino della Guastalla da una parte e l’Università degli Studi dall’altra.

Come noto, tale via fa parte della cerchia dei navigli, corrispondente all’antico fossato difensivo realizzato in epoca medioevale in “sostituzione” delle ormai insufficienti mura di epoca romana e che, con il tempo, ha dato origine alla fossa interna: quindi, nell’attuale via Francesco Sforza, fino a meno di un secolo fa, scorreva il naviglio.

E questo, probabilmente, lo sanno in tanti, anche se non è raro imbattersi in milanesi che non conoscono esattamente cosa fosse la cerchia dei navigli e, cosa più importante, quale fosse, almeno approssimativamente, il suo tracciato.

Quello che molti ignorano, invece, è che cosa siano la balaustra parallela al marciapiede e “appoggiata” sull’abside della Chiesa dell’Annunciata, cioè la Chiesa interna all’attuale Università degli Studi, e quella specie di grande portale che la precede, entrambi quasi di fronte al Giardino della Guastalla (altro piccolo gioiello della città che merita una visita).

Ben poche persone, quindi, sanno che quelle sono vestigia della vecchia Milano, quella dei navigli che, in tanti, spesso parlando senza l’adeguata cognizione di causa, vorrebbero ricostruire.

Infatti, come noto, l’attuale Università degli Studi di Milano di via Festa del Perdono, in origine, era l’ospedale Maggiore, fondato nel XV secolo su impulso di Francesco Sforza e progettato, nel nucleo originario, dal fiorentino Filarete.
Annunciata Ca Granda 065 - Copia
All’interno di essa si trova la seicentesca Chiesa dell’Annunciata, che tra l’altro offre ai fedeli e ai visitatori la bella Annunciazione del Guercino, al di sotto della quale c’è l’antica cripta che svolgeva la funzione di sepolcreto dell’ospedale.

Tale cripta fu utilizzata fino al 1695, poi fu abbandonata perché insufficiente, salvo esser brevemente riutilizzata per dare temporanea sepoltura ai corpi di alcuni ceduti delle cinque giornate, successivamente traslati nel sacrario di piazza Cinque Giornate realizzato da Achille Grandi alla fine dell’ottocento. Da allora, la cripta non fu più aperta fino al 2013, quando è stata resa accessibile al pubblico.

Per dare degna sepoltura ai defunti dell’ospedale, nel 1698 fu edificato il nuovo cimitero lungo la “strada di San Barnaba”, che tutti i milanesi conoscono come Rotonda della Besana, con, al centro, la Chiesa, oggi sconsacrata, di “San Michele ai Nuovi Sepolcri”.Annunciata Ca Granda 068

Ed ecco che si arriva, quindi, alla balaustra e al grande portale che ancora oggi si vedono su via Francesco Sforza: sono le vestigia del ponte che fu edificato sul Naviglio della fossa interna che scorreva nell’attuale via Francesco Sforza. Era necessario per traslare le salme dalla Chiesa fino al nuovo cimitero oltrepassando il canale.

Interrati i Navigli, di quel ponte rimangono solo, tanto in bella vista quanto sconosciuti, la “porta delle meraviglie” e la balaustra.

Da qui nasce un invito ai milanesi: prima di pensare a opere faraoniche, utopistiche e antistoriche come la riapertura dei navigli della fossa interna, forse varrebbe la pena che fossero conosciute un po’ più approfonditamente la storia della città e tutte le vestigia rimaste tutt’oggi di quel passato che, qualcuno, anche per mero calcolo politico, vorrebbe far rivivere.

Annunciata Ca Granda 025Così, sapere che cosa sono quel portale che dà su via Francesco Sforza e la balaustra accanto ad esso può e deve diventare l’occasione per effettuare una visita alle tante cose interessanti della zona: visitando la Chiesa dell’Annunciata e la Cripta, si ha l’occasione per fare un giro tra gli splendidi chiostri dell’Università degli Studi, con il bellissimo loggiato del Richini verso l’omonimo slargo, visitare l’adiacente basilica di San Nazzaro in Brolo, di fondazione ambrosiana (era l’antica Basilica Apostolorum voluta dal Santo Patrono), con la relativa area archeologica, e poi passare al di là di via Francesco Sforza e, attraverso lo splendido e antico Giardino della Guastalla, arrivare alla Chiesa di Santa Maria della Pace, realizzata da Guiniforte Solari (già capo della Fabbrica del Duomo) in epoca sforzesca e facente parte di un più ampio progetto di edificazione di Chiese e monumenti per valorizzare artisticamente la città, del quale faceva parte anche la ben più famosa Santa Maria delle Grazie.

E, già che si è lì, si può tentare un giretto nel Palazzo di Giustizia, con un po’ di fortuna magari si riescono ad Annunciata Ca Granda 015ammirare gli affreschi di Carrà e il mosaico di Sironi: e se non si riesce proprio ad accedere alle aule in cui si amministra la giustizia, poco male, prima di proseguire verso la Rotonda della Besana ci si può fermare, proprio in corso di Porta Vittoria, nella suggestiva Chiesa di San Pietro in Gessate, bell’esempio di gotico lombardo.

In fondo, sapendo bene cosa e dove guardare, immaginare la Milano di un tempo è molto più facile di quanto si pensi; nonostante le continue rivoluzioni urbanistiche e architettoniche sono rimaste molte tracce della storia meneghina e non è affatto necessario ricorrere a progetti irrealizzabili e antistorici per viverla davvero, come cittadini e anche come turisti nella propria città.

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