La voce e il contributo di Parisi nel dibattito del Centrodestra

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Milano 22 Luglio – “Mi candido a dare una mano”: inizia così l’intervista rilasciata a La Stampa, da Stefano Parisi. Una chiacchierata per offrire la sua disponibilità, una voce che arricchisce il dibattito nel Centrodestra, un’opportunità di dialettica e di dialogo. Parisi non ha dimenticato l’esperienza di Milano e si mette a disposizione dell’area moderata per rigenerarla con un programma “liberale e popolare alternativo alla sinistra e concorrente al 5 Stelle” Per “non disperdere l’esperienza fatta a Milano. E’ vero che non ho vinto, ma ho dimostrato che il nostro schieramento era portatore di una cultura di governo che merita di essere declinata a livello nazionale come linguaggio politico e piattaforma di contenuti”. Il ruolo di Berlusconi va riconosciuto perché “è stato a lungo motore della parte più moderata dello schieramento, deve continuare ad esserlo”. E’ favorevole al riconoscimento del saper fare “Sono contro la rottamazione. A Milano penso di aver ottenuto un buon risultato perché una parte consistente della città ha riconosciuto il valore dell’esperienza e dell’affidabilità». Voterà un no deciso al referendum costituzionale “perché è figlio di un doppio errore. Primo, di metodo: Renzi ha sbagliato a porre se stesso al centro della votazione e a non essere determinato nella ricerca dell’accordo con l’opposizione sul futuro assetto del Paese. Il secondo errore è nel merito: la riforma è sbagliata. Potrei dilungarmi e farle molti esempi, ma in sintesi creerà confusione nella governance del Paese e si moltiplicheranno i conflitti tra amministrazioni. È falso dire che faciliterà il processo decisionale, sarà il contrario. E metterà una pietra tombale sul federalismo, che invece andrebbe sostenuto, a partire da quello fiscale, per dare fiato alle regioni più forti economicamente e consentire loro di trainare il resto del Paese». E sull’immigrazione ha idee chiarissime “«…basta con l’ipocrisia della sinistra che dice che l’unico tema è l’accoglienza. Io sono per guardare il problema in faccia e risolverlo. Quindi dico ok a riconoscere i diritti ai migranti, ma a patto che rispettino la legalità. Rigore e regole chiare». E sull’Europa “Non basta dire che serve più Europa e poi chiedere maggiore flessibilità sui conti. Il rigore di Bruxelles sulla finanza pubblica è giusto, a essere sbagliata è la burocrazia europea che pervade l’economia, soffocandola. Ecco che cosa dobbiamo combattere. Fondamentale è poi riformare la pubblica amministrazione, può diventare un volano del Paese con una trasformazione digitale che è realizzabile e che il Paese richiede».

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