Milano 22 Luglio – Entro il 2021 Milano potrebbe avere la sua nuova Città Studi. Dopo un anno e mezzo di studio l’università Statale lancia Science for Citiziens: un grande campus nell’area di Expo 2015 in grado di accogliere oltre 20 mila persone tra studenti, ricercatori e tecnici. L’annuncio segue il voto favorevole del consiglio di amministrazione e del senato accademico con cui l’Ateneo ha espresso formalmente l’interesse al trasferimento delle proprie aree scientifiche. Con l’ambizione di giocare un ruolo centrale nel nuovo polo della ricerca e della formazione. Il nuovo campus ospiterà quasi tutte le facoltà scientifiche con l’eccezione di Veterinaria, già destinata a Lodi, e Medicina.
Modelli illustri
Lo studio di fattibilità di Boston Consulting nasce sull’esempio di eccellenze internazionali come l’Université de Bordeaux, la Vienna University of Economics e l’University of Northampton. «Quello proposto è un modello completamente nuovo, per strutture e per la sinergia con le altre attività presenti nell’area – spiega il rettore Gianluca Vago – ma anche in termini didattici e di organizzazioni degli spazi». Il campus occuperà un’area di circa 150 mila metri quadrati, ridotta rispetto ai 250 mila dell’attuale Città Studi. Una limitazione «che non è rubare spazio agli studenti e ai docenti, ma significa pensare a un nuovo modello», spiega Vago. Quello di un’università senza biblioteche che «non servono più in area scientifica, perché ora basta l’iPad». È il modello “paperless campus’”, fulcro della didattica innovativa che, insieme a infrastrutture all’avanguardia, dovrebbe contribuire ad attrarre ricercatori da tutto il mondo. Science for citiziens punta a essere anche un luogo di aggregazione come da tradizione anglosassone. Con impianti sportivi, residence e servizi per gli studenti. Che potranno dedicarsi anche ad attività sociali e al volontariato nella vicina cascina Triulza.
La casa storica
Uno studio molto lontano dalla realtà odierna della vecchia Città Studi. La storica casa degli studenti delle facoltà scientifiche ha quasi cento anni di vita, edifici obsoleti, grande frammentazione delle strutture e inefficienze. I costi di una eventuale ristrutturazione rischiano di diventare esorbitanti. «Abbiamo al momento grandi difficoltà su Città Studi – avverte Vago – per noi non garantisce un futuro competitivo con le altre università europee». Al contrario, calcolano alla Statale, la nuova struttura una volta entrata a regime porterebbe un risparmio di circa 8 milioni l’anno. Ottenuto grazie all’abbattimento dei costi di manutenzione ordinaria, a una centrale operativa di controllo per la gestione di aule, laboratori e biblioteche e al miglioramento della classe energetica.
Il ruolo di Cdp
Il progetto secondo le stime costerà tra i 340 e i 380 milioni. Ed è proprio dalla valorizzazione della vecchia Città Studi che in via Festa del Perdono contano di ricavare un terzo delle risorse necessarie per il nuovo campus. Tra i 100 e i 120 milioni potrebbero arrivare dalla vendita degli immobili lasciati liberi dopo il trasferimento. In questo senso un ruolo di primo piano potrebbe giocarlo Cassa depositi e prestiti, che sarebbe pronta ad acquistare gli stabili. L’Ateneo investirebbe poi di tasca propria altri 130 milioni, ottenuti con un finanziamento ventennale. Mentre l’ultima fetta di risorse arriverebbe da un cofinanziamento delle istituzioni pubbliche.
Al centro di grandi manovre
Tra Technopole e nuovi partner, il nuovo campus va a inserirsi in un’area, quella di Expo 2015, al centro di grandi manovre. Dal progetto Human Technopole, già avviato e nella cui governance la Statale sta valutando l’ingresso, al possibile arrivo di Eba, l’Autorità bancaria europea, ed Ema, l’Agenzia europea del farmaco, in seguito alla Brexit. Oltre alle imprese che potrebbero arrivare attratte dalla no tax area. Tutte realtà con cui potranno nascere collaborazioni. «I soci di Arexpo sono schierati a fianco della Statale per fare gioco di squadra. Questa iniziativa va nella direzione del rilancio internazionale di Milano», commenta l’assessore regionale Francesca Brianza. Soddisfatto il ministro delle Attività Agricole Maurizio Martina. Per lui questo progetto è «un tassello fondamentale che completa il lavoro iniziato per trasformare gli spazi dell’esposizione in una leva straordinaria di eccellenze e saperi». Il campus universitario e Human Technopole diventano così i due binari del progetto per il dopo Expo: «Il passaggio di oggi è fondamentale e c’è il massimo impegno del governo». Il rettore Vago si attende comunque «una risposta politica convinta. Noi arriveremo fin dove possiamo arrivare – ha detto – Se nella discussione della legge di Stabilità ci sarà un capitolo dedicato, capiremo se il tema del campus regge o meno. In ogni caso, noi andremmo avanti comunque».
Simone Gorla (La Stampa)
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