Tribunale a Milano e la sicurezza

Milano

Milano 22 Luglio – Un tuffo nel passato per garantire la sicurezza del palazzo di giustizia di Milano. Ed evitare che qualcuno, come Claudio Giardiello, entri con una pistola e faccia una strage.

E’ questo quanto emerge dalla lettura del documento, non vincolante, redatto dalla Conferenza permanente dei capi degli uffici e dei dirigenti amministrativi su proposta del Procuratore generale Roberto Alfonso, nella sua veste di responsabile della sicurezza del palazzo di giustizia milanese, ed inviato al Ministro Andrea Orlando a cui spetta l’ultima parola.

All’indomani della strage del 9 aprile 2015, che l’allora presidente dell’Anm Rodolfo Sabelli arrivò a definire un fatto simbolico in quanto rappresentava “la solitudine in cui è stata lasciata la giustizia”, tutti scoprirono che quello che doveva essere uno dei posti più sicuri d’Italia in realtà non lo era. La sicurezza del palazzo di giustizia di Milano era da rivedere completamente. A partire dal controllo degli ingressi, effettuato dalle guardie giurate.

Il progetto Alfonso, oltre a prevedere un massiccio ricorso alle nuove tecnologie, con più telecamere e più metal detector, per la componente “umana” è drastico: fine del ricorso agli istituti di vigilanza privata e ritorno dei carabinieri.

Fino alla metà degli anni novanta del secolo scorso, i carabinieri, infatti, tramite il nucleo tribunali e traduzioni garantivano il controllo e la vigilanza degli ingressi dei palazzi di giustizia, oltre a svolgere il servizio di traduzione dei detenuti dalle carceri agli uffici giudiziari.

Con la riforma della polizia penitenziaria entrata in vigore in quegli anni, venne meno la competenza sulle traduzioni e sui piantonamenti dei detenuti, quest’ultimi effettuati peraltro in alternanza con la polizia di stato.

Per quanto riguarda il servizio di vigilanza dei tribunali si decise, invece, per la sua esternalizzazione, affidandolo alle guardie private e lasciando i carabinieri solo nelle aule d’udienza durante i processi.

Attualmente, il servizio di controllo degli accessi del palazzo di giustizia di Milano costa oltre 3 milioni di euro l’anno. Il contratto con la società di vigilanza scade il prossimo 31 dicembre. Essendo state trasferite, l’anno scorso, le spese di gestione della sicurezza del tribunale dal comune al ministero di via Arenula, quest’ultimo, per poter rinnovare l’appalto, entro la fine dell’estate dovrebbe mettere a gara il servizio. A meno che Orlando non voglia seguire le indicazioni contenute nel documento di Alfonso, optando per il ritorno dei carabinieri e lasciando a casa le guardie giurate. Sarebbe un precedente importante che altri capi degli uffici giudiziari d’Italia potrebbero volere imitare.

C’è, però, da chiedersi se ci siano migliaia di carabinieri disponibili per questo genere di servizi. Carabinieri che andrebbero tolti dai normali servizi di controllo del territorio, stante il blocco parziale del turn over nel comparto sicurezza. Ai tempi, erano oltre 200 i militari complessivamente impegnati per la vigilanza del tribunale di Milano.

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