Milano 24 Luglio – Un giovane Islamico ammazza nove persone e ne ferisce 27 urlando Allah Akbar. Ma, per carità, non parliamo di terrorismo Islamico. Potremmo offendere qualcuno. Chi, non è lecito sapere. Di certo tacere offende il buonsenso. Abbiamo assistito, impotenti, ad una delle operazioni più squallide di mistificazione della realtà degli ultimi anni quasi in diretta. I giornali volevano che fosse una strage di destra, per riequilibrare i conti. Quindi, magicamente, l’attentatore ritorna Tedesco, il suo movente cessa di essere connesso con la sua religione e magicamente diventa l’erede spirituale del Massone Islamofobo Breivik. Capisco che questa gente creda più o meno a tutto, ma stiamo arrivando ad un punto di non ritorno nel delirio. Abbiamo un diciottenne con un’arma con matricola abrasa, un profilo fake creato ad arte per attirare gente, trecento proiettili, un’organizzazione militare ed un tizio che urla Allah Akbar mentre macella della gente. Poi abbiamo un discorso surreale, urlato da una finestra. Non si capisce come collocarlo. A me piace pensare che sia stata la rabbiosa reazione che precede l’inizio dell’autodifesa. Urlare l’estraneità dell’attentatore al consorzio civile è un atto puramente simbolico e del tutto inutile, sul piano pratico. Ma le guerre non si vincono solo sul piano materiale. Spesso vanno vinte prima sul piano simbolico. Per questo quella parodia di polizia che si è rivelata quella Tedesca ha escluso legami con l’Isis. Ma va? Davvero l’Isis, fazione radicale Sunnita che fa degli Sciiti il primo bersaglio (oggi ne ha uccisi 80 in Afghanistan) non aveva nulla a che fare con un Iraniano, quindi probabilmente di ascendenze sciite? Impressionante. D’altronde nessuno aveva mai pensato all’Isis. Ma niente, dobbiamo imperterriti continuare a difendere l’idea che per fare cose del genere uno debba essere pazzo.
Sì, il ragazzo ha dichiarato di essere vittima di bullismo, sì ha dichiarato di essere Tedesco, sì lo ha fatto in dialetto Bavarese. Sì, la Taqqiya è una pratica Islamica che è stata specialmente usata dagli Sciiti per sopravvivere alle purghe Sunnite. Non è che, necessariamente, stesse dicendo la verità. Stava probabilmente solo pianificando il gesto successivo. In ogni caso ormai sta impazzando la reazione di tutti i normodotati alla teoria della depressione. Siamo al terzo depresso stragista. Faccio notare che Breivik, visto che viene citato a caso da un giorno intero, non fu riconosciuto né depresso, né pazzo. Era lucido. Sarà forse perchè non soffriva di islamismo, in quel caso la diagnosi sarebbe stata ben diversa. Ma anche qui, di fronte al fuoco di fila della stampa, delle autorità e del carosello di commentatori a caso di vicende che non capiscono la reazione sta diventando unanime. Una pernacchia virtuale.
È inutile, prima o poi era naturale succedesse. La gente si sta incattivendo. Certo questo porterà a gesti inconsulti, ed è triste. Ma saper che ci sono reazioni è anche confortante. Fa capire che siamo ancora vivi e non abbiamo rinunciato a lottare. Il grande problema sono i due fronti. Quello di chi spara e quello di chi giustifica, sviscera, analizza, si adira, si indigna e poi getta la spugna con gran dignità, parafrasando De Andrè. Il secondo è certamente il più vasto, il più numeroso ed il più irritante. Avete la Verità davanti, alta e chiara come una montagna, e vi ingegnate a nasconderla e cammuffarla invece di prenderne serenamente atto. Per fortuna, qualcuno trova ancora la forza di affacciarsi dalla finestra e dare dello stronzo ad uno stronzo.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,