Prima Cantonata per Sala

Milano

Milano 25 Luglio – Sulla M4 si raccolgono le prime nuvole. Sotto le quali va in scena un teatro da commedia dell’arte che teme davvero pochi rivali. Atto primo: l’Anac, l’autorità nazionale anti corruzione, presieduta dal Padre Pio dei giorni nostri, Cantone (gode del dono dell’ubiquità, ciò che tocca purifica e si dica sia in odore di Santità), scopre che nella realizzazione di quest’opera MM è sia la controllante che la controllata. Il meccanismo è complicato, quindi a spiegarlo lascerò Repubblica, di certo non sospettabile di antipatie per il Comune:

Diversa la reazione a catena che riguarda il ruolo di Mm. Una società interamente comunale che ha assunto sia la direzione dei lavori – alle dipendenze “dirette del socio privato esecutore” della società M4 – sia l’assistenza al Comune che è responsabile del procedimento. In pratica è sia controllore sia controllata ed è qui, da questo primo conflitto di interessi, che se ne generano altri a cascata. Per il Comune la scelta di Mm partiva dalla necessità di avere un soggetto di fiducia in un ruolo chiave che facesse gli interessi pubblici. Ma sempre l’Autorità punta il dito contro l’affidamento diretto dell’incarico che apre problemi per il principio di libera concorrenza e per i costi che con un bando sarebbero magari potuti essere inferiori. Ultima questione: anche Amat, un’altra partecipata, ha compiti che si sovrappongono parzialmente all’attività di Metropolitana milanese.
Il punto più complesso riguarda un aspetto particolare della governance della società M4, in cui il Comune è in maggioranza con i due terzi contro il terzo dei privati. In gioco ci sono le cosiddette riserve, ovvero le richieste di aumento dei costi dell’opera che le imprese presentano a chi le realizza. Per un complicato meccanismo, di fatto
 è stato tolto uno dei due passaggi – l’esame del cda della società – necessario per la revisione del piano delle spese. E questo, per Cantone snaturerebbe il ruolo di M4 spa e non giustificherebbe i soldi che servono per tenerla in vita. Se non cambierà niente, “la società mista non è più utile alla realizzazione e gestione dell’opera e di conseguenza la relativa spesa di mantenimento è ingiustificata”.

Ok, ricapitoliamo. MM crea M4 Spa e ne controlla i due terzi. Ma poi impedisce che controlli i soldi in più chiesti dai privati, i quali hanno alle dirette dipendenze la società che controlla i lavori e consiglia il comune. Un quadro abbastanza raccapricciante. Atto Secondo: Granelli, invece di spiegare come abbiano fatto a creare questo casino apocalittico ci dice che, vabbeh, loro con Cantone ci parlano spesso. Che anche in questo caso ci parleranno. E magari qualcosa faranno. Tipo un bando. Quello che non quadra è che Granelli, forse intimorito dall’aria austera di Cantone, non ha sollevato l’unico dubbio sensato: se il bando per una cifra uguale o inferiore all’attuale va a vuoto, saremo costretti a farne uno al rialzo, riuscendo a spendere di più per la società che deve controllare che spendiamo il meno possibile? Magari mi sbaglio io, ma mi sembra che questa furia anticorruttiva stia generando mostri. Granelli invece è del tutto sereno. Soprattutto dice che i lavori non si fermeranno. Come intenda con una società che Cantone dice non essere in linea con i principi di trasparenza lo sa solo lui. Inoltre vorrei vedere vagamente più spina dorsale nei rappresentanti del Comune: quando l’Autorità dice di non vedere il motivo della sospensione dei lavori estivi, pur riconoscendone la legittimità, un assessore degno di questo nome avrebbe risposto che, con tutto il rispetto, che Cantone li veda o meno, è largamente irrilevante. Non sono fatti suoi. Ma pare che dire al grande inquisitore, al Karamazov del nuovo Millennio, di farsi una spaghettata di fatti suoi, sia pericolosisssimo. Meglio nascondersi dietro banalità inutili e mettere mano al portafoglio. Così nessuno si farà del male. Chissà se dalle audizioni dell’Autorità ti fanno uscire con le mani in alto.

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