Milano 25 Luglio – Non si può certo affermare che l’esperienza di Sala come sindaco di Milano, al di là delle consuete supercazzole propagandistiche, a partire dall’incontro inconcludente con il suo omologo londinese, stia iniziando senza difficoltà: alla prima seduta del Consiglio Comunale, subito le polemiche sulla sua presunta ineleggibilità, problema, per altro, originariamente sollevato da chi, poi, al ballottaggio l’ha sostenuto apertamente, quindi, teoricamente, da discutere innanzitutto all’interno della sua stessa coalizione.
Successivamente, lo scandalo delle possibili infiltrazioni mafiose in Expo, delle quali, per altro, Sala, ci è stato subito precisato, nulla sapeva (a sinistra possono sempre tutti non sapere, dall’altra parte il vertice del partito deve sapere anche se l’usciere ha rubato le caramelle…): la vicenda, in ogni caso, mette in dubbio le qualità manageriali del neo sindaco da un lato e, dall’altro, dà ragione a Parisi sulla particolare inutilità delle Commissioni Antimafia sprovviste di reali poteri inquisitori, utili solo per vender fumo ai cittadini, distribuir poltrone e consentire a Majorino, con la sprezzante supponenza che lo contraddistingue, di dare del mafioso all’avversario politico di turno.
Subito dopo, il caso del suo fotografo personale, per giunta in procinto di ricevere un incarico in Comune, balzato ai disonori delle cronache per aver postato su twitter alcuni pensieri molto più estremisti e incivili di quelli che la sinistra bacchettona e moralista attribuisce, spesso a torto, ai più beceri leghisti.
Infine, le dimissioni, dopo solo cinque giorni dalla nomina, richieste dallo stesso Sala alla neo Segretaria Comunale Petrocelli a causa di un rinvio a giudizio in un procedimento penale per un presunto reato di turbativa d’asta in una vicenda legata a precedenti incarichi.
Sul merito deciderà il Tribunale di Como, quindi è inutile commentare la vicenda prima del processo e senza conoscere le carte, certe analisi sommarie si possono serenamente lasciare ai vari gazzettini delle Procure, che in Italia non mancano e sono bravissimi ad imbastire sul niente processi mediatici.
La vicenda, invece, merita un approfondimento sotto un altro punto di vista: premesso che colpevole è chi viene condannato in via definitiva, visto che in Italia, penalmente, vige la presunzione di non colpevolezza, per cui non ci sarebbe niente di male a conferire un incarico ad una persona sotto processo, non si capisce proprio il senso di nominare una persona che si sa benissimo esser sottoposta ad indagini e, date le tempistiche, probabilmente dopo la chiusura delle indagini stesse, quindi nell’imminenza dell’udienza preliminare, per poi scaricarla una volta disposto il rinvio a giudizio.
O non si conferiscono incarichi a persone anche solo soggette ad indagini, deriva per altro giustizialista e giacobina che esporrebbe qualsiasi amministratore ad esser messo ingiustamente al bando mediante un semplice esposto pretestuoso, ma sufficiente per iniziare un’indagine, pur destinata poi a concludersi con un’archiviazione, oppure se si incaricano consapevolmente persone sottoposte ad indagini o procedimenti penali decidendo di esser garantisti, si difende la scelta finché non interviene un’eventuale sentenza di condanna. Almeno di primo grado.
Perciò, pur evitando ogni dietrologia sul perché Sala abbia voluto a tutti i costi una collaboratrice con riconosciuta data di scadenza (la nomina era stata effettuata “nella consapevolezza che è stata destinataria di un’informazione di garanzia”) più breve di quella di uno yogurt senza conservanti, salvo liquidarla con estrema facilità, limitandosi alla “davantologia” non si può che sottolineare la totale schizofrenia di una tale condotta.
Poi, per carità, quegli assessori che, quando sono a corto (quindi sempre) di argomenti di fronte alle critiche sull’operato dell’amministrazione, con la strafottenza dei peggior bulli di suburra, sbattono in faccia agli avversari la presunta superiorità morale della sinistra, potranno anche vantarsi della circostanza che loro epurano gli imputati, ma, al di là del fatto che già all’orizzonte si iniziano a profilare, ben delineati, i (sedicenti) più puri che, a loro volta, li epureranno (come a Roma e Torino) senza pietà, al partito che spesso ha utilizzato come unico strumento di coesione interna e di propaganda elettorale quello spietato giustizialismo neo giacobino il quale ha contribuito a “giurisdizionalizzare” la politica italiana, bisognerebbe allora rispondere che Sala, per coerenza vera con i suoi sostenitori, non avrebbe neppure dovuto conferire l’incarico alla Petrocelli.
Per cui, anche se l’attuale non è certo una nuova amministrazione, ma semplicemente una seconda fase di quella precedente il cui copione è tristemente noto, Sala e i suoi assessori la smettano una buona volta di perdersi in queste scemenze di pura facciata e inizino a pensare ai problemi reali dei cittadini, quelli che riguardano la gente che lavora e non ha tempo da perdere in filosofie: per esempio, inizino una buona volta a riparare seriamente il manto stradale, a partire dal pavè sempre più sconnesso al punto da esser pericoloso per pedoni, ciclisti, motociclisti e automobilisti. La cosa sicuramente è meno nobile e fa molto meno “società civile”, ma chi vive nella realtà probabilmente la apprezzerà molto di più rispetto alla squallida piazzata da avanspettacolo messa in scena con la vicenda Petrocelli.
Milanese di nascita (nel 1979) e praticante la milanesità, avvocato in orario di ufficio, appassionato di storia, Milano (e tutto quel che la riguarda), politica, pipe, birra artigianale e Inter in ogni momento della giornata.
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