C’era una volta Economia domestica…?

Cultura e spettacolo

Milano 29 Luglio – Tra le tante cose del mondo antico che la modernità ha eliminato, c’è l’ora scolastica di Economia Domestica. Passata ai nostri tempi profondamente mutata, ad iniziare dal nome (Educazione Tecnica), in origine era rivolta alle giovani studentesse delle medie, e solo a loro: si insegnava a “tenere la casa” e saper “fare le faccende, cioè gestire gli aspetti pratici della vita famigliare. A organizzare il lavoro domestico settimanale, rigovernare la cucina, a lavare correttamente ogni indumento, a far quadrare i conti di casa, compilare un vaglia postale, cucire, cucinare, pulire ogni superficie. Residuo di una mentalità antica che voleva preparare le adolescenti a quello che sarebbe stato, nella stragrande maggioranza dei casi, il loro ruolo nella società -o meglio, il loro destino: la madre e la massaia, il fulcro della famiglia. Colei che educa i figli, mantiene coesione, equilibrio e intanto tiene sotto controllo le questioni concrete quotidiane. Una futura donna italiana consapevole e parsimoniosa.

Per l’evidente componente sessista, la materia negli anni 70 è sparita dai programmi trasformandosi, appunto, in Educazione Tecnica: rivolta ad ambo i sessi, permette di far pratica di lavoretti unisex come restauro, dipinto, piccole costruzioni e così via. Per la vecchia Economia domestica invece la damnatio memoriae. Anacronistica, sessista, discriminante. C’è la liberazione delle donne, c’è stato il ’68, sono quasi gli anni ’80: via le anticaglie, la società è cambiata.
E adesso, quarant’anni dopo, nel futuro più futuro che veniva immaginato con escursioni nello spazio e intelligenze artificiali, l’economia domestica è un’ossessione. Su internet e i social ci sono innumerevoli siti dedicati all’organizzazione della casa e degli aspetti pratici della routine, da tenere in ordine la credenza a preparare con razionalità una valigia per un viaggio. Sul sito americano tidymom.net i post più popolari sono: come pulire i fornelli se l’acqua della pasta straborda, come lavare via la pittura dai vestiti, prodotti contro il calcare ma anche ricette per brunch, idee per arredare, o idee per organizzare il frigorifero. Come Cheryl (l’animatrice di Tidymom, “mamma e moglie, creativa”), tante altre pagine simili forniscono tips & tricks, consigli e trucchetti “della nonna” su come tenere in ordine. Ma c’è anche chi è più professionalizzato.
In Italia c’è Organizzare Italia (organizzareitalia.com), un’impresa di Professional Organizing che mette a disposizione esperti di organizzazione nei due principali ambiti Casa&Famiglia – Azienda&Lavoro. Gli “Organizzatori Professionali” sono a disposizione a pagamento per “interventi” individuali, di gruppo, d’emergenza. Gratuitamente invece, per gli iscritti al sito, c’è la possibilità di ricevere via mail dei brevi ebook tematici: l’ultimo è “come riorganizzare gli armadi”.
Ancora, ad occuparsi di organizzazione ci sono alcuni life coach. Che, sull’onda del successo dei manuali del riordino orientali (“L’arte del riordino”, Marie Kondo), danno alle direttive di economia domestica un taglio più spirituale. Nella pagina web di una di loro, Chiara Lacchio (paroledordine.wordpress.com) si legge che il fare ordine è “riconquistare autostima, stabilire confini e priorità interiori, realizzare obiettivi, riconnettersi con la propria autenticità, rafforzare la propria personalità, vincere paure, conquistare nuove dimensioni”.

Che sia sotto forma di saggezza popolare o formazione professionale, l’economia domestica è tornata a chiedere conto. Per motivi profondamente diversi. Ritmi di vita sempre più stressanti, l’obbligo di essere multitasking, veloci, operativi in ogni istante -in una parola: successfull-. La tendenza consumistica all’accumulo, a stipare gli armadi con i vestiti fast-fashion, moda a bassissimo costo. La riscoperta delle abilità manuali e del “tradizionalmente femminile”, che riesce a parlare senza imbarazzo di tenere la casa, cucina, abbellimento degli spazi, accoglienza. Il paradosso di un mondo più organizzato che mai: il bisogno di ordine, quello vero.

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Francesca del Boca

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