Milano 4 Agosto – Ci sono terrazze che sembrano libri aperti. Basta uno sguardo e hai già capito la mano e il carattere del giardiniere che se ne prende cura. Quella di Enrico è del genere piccola giungla. Non c’è formalismo stilistico, neanche l’ombra di un disegno ispiratore, si direbbe nata con casualità, con piante, erbe e fiori lasciati vagabondi, liberi di crescere in tutte le direzioni, di aprirsi varchi, arrampicarsi e perfino intralciarsi fra loro. L’effetto? Sorprendente. Anche in questa stagione calda, quando le fioriture sono oramai solo un ricordo e il verde, assetato, non dà il meglio. Nessuna meraviglia, quindi, che Enrico (che nella vita si occupa di finanza, professione molto lontana dalla terra), si presenti dicendo di sé: «Sono un giardiniere bulimico». Grande risata e spiegazione: «Non riesco a controllarmi, tutto questo è il frutto di acquisti compulsivi continui».
I dettagli. Terrazzo a un piano alto in zona via Washington, esposizione nord-ovest. Uno spazio lungo lungo e molto largo, una sorta di balconata extralarge con affaccio su Milano. In prima fila le due cupole Liberty di piazza Piemonte, poi tetti e montagne e City Life. I nuovi grattacieli si impongono. «È la città che si trasforma, non mi disturba», dice lui. «Trovo quello di Isozaki abbastanza bello, con la sua linea pulita. E poi le curvature del rivestimento riflettono la luce del sole, in certi momenti dell’anno l’alba è uno spettacolo ripetuto all’infinito».
Piante preferite. «Nessuna», nega deciso: «Sono tutte pezzi e’ core». Si guarda in giro. I grandi alberi, l’acero japonicum crispifolium (con le foglie verdi irregolari, increspate) e l’altissimo liquidambar; la collezione di salvie greggii (non commestibili, con delicati e minuscoli fiori rosso porpora, viola, rosa acceso) e quella degli agli («a maggio regalano gigantesche palle di fiori blu e indaco»), gli agapantus, la gloriosa (giglio rampicante). Lo sguardo cade sulle festuche (graminacee), su una campanula piramidale, leggera su uno stelo di oltre due metri e sulla gaura. «Ho una predilezione per le erbacee», racconta, «danno l’ossatura a un terrazzo».
Enrico ha tre figli, due grandi, 19 e 17 anni, e la piccola di 7. «Lei è la mia speranza», dice a bassa voce: «Gli altri due non hanno la vocazione, lei invece inizia a seminare, ha già le sue piantine di riferimento». E la moglie Chiara? Altra risata. «La gestione botanica del terrazzo è quasi esclusivamente mia», ammette, «anche se tutta la famiglia lo vive con gioia. Nella bella stagione diventa una sala da pranzo esterna e la sera abbiamo spesso amici».
Progetti futuri. «È anni che sogno di tappezzare l’unico muro del terrazzo di clematidi». Solo questo? «Sto cercando di tenere a freno la bulimia», dichiara. «Ho sparso la voce in giro, basta piante». Il tono, però, non è risoluto e lascia intendere che di fronte a una nuova varietà, o anche solo a un nuovo colore, il buon proposito sarà messo da parte.
Marta Ghezzi (Corriere)
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845