Milano 5 Agosto – Le banche centrali continuano a comprare tempo, ma alla politica manca un modello chiaro di sviluppo, un modello che riesca a superare le emergenze e si concentri sui fattori di crescita di medio-lungo termine come giovani e innovazione. Ciò che accade in Lombardia è decisivo per capire come andrà l’Italia. Il peso della nostra regione rispetto alla capacità di innovazione dell’Italia è preponderante. La Lombardia, con il 16% della popolazione italiana, ha il 28% degli articoli più citati nelle discipline Steam (Science Technology Engineering&Environment Arts e Manufacturing); le nostre università si aggiudicano il 25% dei fondi europei Horizon di tutti gli atenei nazionali; registra il 30% dei brevetti italiani; e sul suo territorio sono presenti il 23% delle startup knowledge intensive nate tra il 2007 e il 2013 in Italia.
Non possiamo però cullarci nell’illusione che questo basti. Il campo di gara dell’innovazione è europeo. Per questo motivo abbiamo lavorato insieme, Assolombarda e Politecnico di Milano, per mettere a disposizione dei policy maker un’originale comparazione della nostra regione con gli altri motori della crescita europea: Baviera, Baden-Württemberg, Catalogna e Rhône-Alpes che, insieme alla Lombardia, generano il 12% del Pil europeo.
La Lombardia presenta punti di forza da potenziare, ma anche segnali di affaticamento su cui lavorare con urgenza. Tra i punti di forza, la nostra regione vanta una crescente apertura e reputazione internazionale del sistema universitario, un incremento negli ultimi anni degli studenti universitari nelle discipline scientifico-tecnologiche e creative, una diffusa propensione all’innovazione tra le imprese medium tech e high tech, una buona collaborazione tra università e imprese, una produttività degli investimenti in R&S in linea con i competitor. Nonostante ciò, i numeri mostrano una strutturale criticità, acuitasi negli anni della crisi, nel trasferimento tecnologico: a una qualità scientifica comparabile a quella delle regioni tedesche si contrappone una densità tecnologica che, se misurata in brevetti, è pari solo a un terzo.
Un altro “numero da cambiare” è quello degli investimenti in R&S. La Lombardia spende in ricerca 464 euro per abitante, un quarto dei 1.862 euro del Baden-Württemberg, meno della metà dei 1.257 euro del Bayern. In Lombardia, per colmare questo gap, dovremmo investire più di 14 miliardi di euro l’anno, il doppio del fondo di finanziamento di tutte le università italiane. Oggi, non è una strategia praticabile. A questo si somma una modesta capacità di attrazione dei fondi europei per l’innovazione: le università del Baden-Württemberg vincono, dei fondi Horizon, 8,9 euro per abitante contro i 4,8 euro delle università lombarde.
Un’attenzione particolare va riservata alle startup, cardine imprescindibile dello sviluppo. Negli ultimi sette anni in Lombardia sono nate 12 mila startup knowledge intensive, più delle 10 mila del Baden-Württemberg. Ma tra le startup nate nel 2007-2008, solo il 19% tra quelle attive a fine 2014 risulta a crescita medio-alta in Lombardia, contro il 39% nella regione tedesca. Manca una chiara strategia di focalizzazione delle risorse su alcune aree chiave che possano diventare eccellenze trainanti per tutto il sistema innovazione. All’interno dell’ampio spettro delle politiche per l’innovazione, riteniamo importante concentrarci e impegnarci lungo queste linee d’intervento.
- Attrazione talenti. Tra il 2014 e il 2015 i ricercatori e docenti vincitori di grant Erc che lavorano nelle università lombarde sono 24, poco più della metà di quelli nelle università del Bayern. Potenziare la presenza dei nostri centri di ricerca nei circuiti di mobilità del capitale umano è possibile, ma richiede il rafforzamento ulteriore dell’autonomia dei singoli atenei e degli enti di ricerca. Tra le iniziative positive per attrarre giovani studenti dall’estero va segnalato il portale “Study in Milan”.
- Utilizzo dei fondi strutturali. Riguardo ai fondi strutturali europei, va inoltre promosso l’utilizzo di interventi multifondo a sostegno dell’innovazione e della crescita, sull’esempio degli Accordi per la Competitività in Regione Lombardia.
- Incentivi alla ricerca e sviluppo. La previsione di un credito d’imposta per la R&S a carattere automatico è sicuramente una misura positiva. È però auspicabile rendere l’agevolazione strutturale. Ciò significa abbandonare l’approccio “incrementale”, penalizzante per le imprese che investono stabilmente in attività di R&S, per sostituirlo con un approccio che agevoli l’intero importo della spesa in ricerca; aumentare l’importo massimo di credito d’imposta per impresa, oggi fissato a 5 milioni di euro annui; agevolare anche la “ricerca commissionata” ossia la ricerca svolta in Italia e riaddebitata a soggetti esteri, indipendentemente dalla loro localizzazione.
- Startup. Per avvicinare l’ecosistema italiano alle migliori esperienze europee è necessaria la stabilizzazione delle agevolazioni fiscali previste per i soggetti che investono nel capitale sociale di startup innovative. Inoltre, per evitare fenomeni di “stagnazione” all’interno degli incubatori, è opportuno legare l’ottenimento di fondi pubblici non solo al numero di iniziative incubate, ma anche a indicatori di performance delle startup incubate. PoliHub, l’incubatore del Politecnico di Milano premiato come quinto incubatore universitario al mondo, è un esempio di eccellenza a cui guardare.
- Traiettorie di sviluppo e cluster. Per proiettarsi nel mercato globale bisogna perseguire l’eccellenza in alcuni settori prioritari. Per questo motivo, nella nostra visione Steam per il futuro di Milano, abbiamo individuato quattro traiettorie di sviluppo partendo dai nostri punti di forza: life science; manifattura 4.0; arte, cultura e creatività; economia sostenibile.
Ecco alcune delle proposte che avanziamo a tutti i soggetti pubblici e istituzionali della Grande Milano. I rischi che lo scenario europeo e mondiale proietta su di noi ci devono spingere a selezionare priorità, e a perseguirle con la massima decisione. Il tempo non lavora a nostro vantaggio.
Giovanni Azzone e Gianfelice Rocca (Il Sole 24 Ore)
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