ECCO CHI SONO — Da oggi il controllo del Milan passa nelle mani della Sino-Europe Investment Management Changxing. Si tratta di una società veicolo creata per l’operazione all’interno della quale ci sono, tra gli altri, Haixia Capital (il fondo di stato cinese per lo sviluppo e gli investimenti) nonché Yonghong Li, manager che ha condotto la trattativa. Non si conoscono ancora i nomi degli altri investitori che fanno parte del veicolo: l’unico dettaglio che, al momento, si conosce è che in questi veicolo ci sono alcuni investitori che in precedenza avevano composto la cordata Galatioto (che da fonti vicine alla trattativa viene ribadito essere fuori da questa operazione).
IL RETROSCENA — La nuova cordata cinese che ha acquistato il Milan è nata da una scissione tra i sei investitori originariamente rappresentati dal duo Gancikoff-Galatioto. Dieci giorni fa, all’interno della cordata si è registrata una spaccatura insanabile su temi legati alla composizione dell’eventuale governance del Milan: così tre investitori cinesi hanno preferito andare per proprio conto, creando il veicolo Sino-Europe Investment Management Changxing e separando le proprie strade dagli altri tre legati a Galatioto. E’ nata così la terza cordata che alla fine l’ha spuntata.
GLI INVESTIMENTI — Berlusconi ha ottenuto che fossero inserite nel contratto precise clausole che assicurassero gli investimenti necessari per riportare subito il Milan a essere competitivo a livello europeo. “Con l’accordo – si legge nella nota ufficiale – gli acquirenti si impegnano a compiere importanti interventi di ricapitalizzazione e rafforzamento patrimoniale e finanziario, per un ammontare complessivo di 350 milioni di euro nell’arco di tre anni, di cui 100 milioni da versare al momento del closing”.
L’ACCELERATA — Dopo lo stallo delle operazioni degli ultimi giorni, la trattativa ha avuto un’accelerazione nelle ultime settimane. Un’operazione alla quale hanno lavorato la banca Lazard, Bnp Paribas e Rothschild, oltre agli studi legali Gianni Origoni, Grippo, Cappelli&partners nonché lo studio Chiomenti. I rappresentanti di ciascun gruppo erano presenti a Villa Certosa dove c’erano anche Danilo Pellegrino e Alessandro Franzosi (per Fininvest) e Luigi Berlusconi, figlio di Silvio.