Milano 11 Agosto – Non solo per il legame storico con il ciclismo, ma per i valori di stile che esprime, l’Italia è sempre stata una grande fonte di inspirazione per Rapha, tanto che in tanti credono che sia un marchio italiano”. A parlare, davanti a un caffè con ghiaccio, nel caldissimo déhors di un bar in zona Garibaldi, è il giovane François Convercey, direttore vendite e marketing per l’Europa di Rapha, il brand inglese di abbigliamento ciclistico chic, creato nel 2004 da Simon Mottram, che sbarca a Milano, il 2 settembre, fino al 3 ottobre, con un pop-up store in corso Garibaldi 117.
Aprire in Italia era un traguardo di stile, una forma di restituzione. “La decisione è stata ponderata: siamo cauti a entrare in nuovi mercati come l’Italia visto che il 70% delle vendite è realizzato on-line, il resto attraverso i Cycle Club di Londra, Manchester, Amsterdam, San Francisco, Sydney, Tokyo e Osaka. Li chiamiamo club, non semplicemente negozi, perché sono anche spazio-caffè, di incontri ed eventi, punto di passaggio delle nostre pedalate: gli snodi fisici dove puntiamo a fare del ciclismo lo sport più ambito. Luoghi dove creare interazioni fisica con altri ciclisti e far toccare con mano i capi delle collezioni, visto il marchio vende prevalentemente on-line”.
Dai Cycle Club transitano i 6000 soci del Rapha Cycling Club creato l’anno scorso, con una presenza femminile del 10% e 46 membri italiani. Con una quota annuale di 140 euro accedono a gare, pedalate, viaggi, noleggio di biciclette a tariffe preferenziali nei Cycle Club e a kit di abbigliamento non visibili sul sito creati in modo esclusivo.
A Milano accadrà più o meno la stessa cosa: il pop-up store esporrà una selezione di capi, sui 300 totali, della collezione estiva e di quella invernale, con qualche pezzo della nuova come l’esordiente Rapha Bra, il reggiseno sportivo da bicicletta nella versione Light Support per long ride o pedalate dolci, elastico, traspirante e con trattamento antibatterico, tagliato per adattarsi alla posizione in sella; la sua versione Medium Support è invece pensata per competizioni e ritmi di pedalata più elevati, nei colori bianco o nero. Ci saranno anche i curatissimi capi femminili della City Collection, della Core Collection – meno costosa – e della Pro Team Collection con i nuovi jersey dai tessuti aerodinamici. “Ancora una piccola parte della torta” specifica Convercey, accompagnato dalla nuova country manager italiana Marianna Pecis Cavagna, “l’abbigliamento femminile è pari al 10% del business totale, ma in crescita anno dopo anno”.
Lo store di corso Garibaldi servirà anche per organizzare eventi a tema, pedalate e presentazioni. Nell’arco di un mese serviranno a raccontarne la storia del marchio che, sin dagli esordi, ha combinato con felici risultati, performance, stile, elementi di design: “capi che celebrano la bellezza dello sport sia quando sei in bici sia quando non sei una bici”, nota François. E che sono in un certo qual modo anche un tributo all’Italia: “qui realizziamo il 10% delle vendite europee e qui produciamo alcuni dei capi oltre a rifornirci di tessuti e pellami”.
Per finire, François, pensi veramente, come titolava tempo fa un noto quotidiano americano, che la bicicletta sia il nuovo golf? “Vedo tre tendenze in atto in tutto il mondo: la crescita dell’uso urbano della bicicletta, l’interesse dell’industria nei confronti della bicicletta a pedalata assistita e un futuro luminoso per le biciclette da corsa”. Sì, “bike is the new golf”. E anche noi del Lato Bici ci crediamo. (Io Donna)
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