Milano 19 Agosto – Il burkini è un costume integrale che copre interamente la donna dalle caviglie alla testa, lasciando liberi solo piedi e viso. Ma sta consentendo di coprirsi di ridicolo mezza Europa. E per di più per ragioni al limite del liberticida. L’obiettivo è bandirlo dalle spiagge. Capofila della crociata contro la corruzione dei nostri costumi la sinistra Francese. Già questo doveva farci sospettare che seguirli non fosse una grande idea. Il movente di Valls e compagni è tipicamente loro, ovvero la religione è un fatto privato e non va ostentato. Prima precisazione. Sì, il burkini è un problema religioso. Non è un dato culturale. È Coranico. Cerchiamo di non farci fregare dalla storia, già abusata, lanciata ai tempi della battaglia contro le mutilazioni genitali femminili sul fatto che il problema sarebbe culturale. Non lo è. Lo pensano i socialisti in Francia, lo dicono sottovoce anche qui da noi i sostenitori del divieto. Vogliamo attaccare l’Islam, la sua diffusione culturale e i danni che questo comporterebbe colpendo un simbolo. Il che, se fatto dai singoli, è cosa del tutto legittima. Se fatto dallo Stato è, innanzitutto, un’idea mostruosa, ed in secondo luogo un precedente pericoloso.
In primo luogo, dobbiamo essere franchi. La tentazione, quando si è in maggioranza, di abusare del diritto e dei diritti, per difendersi è sempre fortissima. Siamo in guerra, dopotutto. Il nostro stesso modo di vivere è sotto attacco. E quando saranno maggioranza loro (a prescindere da chi siano questi loro) non ci ricambieranno certo la moderazione. Tutto vero. Il problema è che stiamo colpendo un simbolo minore. Anzi, ironia della sorte, stiamo colpendo dove vorrebbero colpire gli integralisti. Il Burkini non è una soluzione integralista. È anzi una grande sfida all’idea stessa di burka. È attillato. Lascia intravedere le forme. Ed è la quintessenza dello scomodo. Se passa, se viene accettato, la prossima generazione si domanderà a che serva portarlo. Stroncarlo ora significa bruciare sul nascere l’evoluzione e l’integrazione della cultura Islamica Europea.
In seconda battuta sento strisciare un ragionamento estremamente pericoloso. La religione ognuno la deve professare privatamente. Questa è una solenne sciocchezza. Ho manifestato più volte con le Sentinelle in Piedi per dire che la mia Fede e la mia Razionalità non si escludono a vicenda e che meritano entrambe diritto di tribuna. Ma i fuochi di Vandea non si sono mai spenti in Francia e qualcuno li vorrebbe vedere ardere di nuovo anche in Italia. Il burkini è l’antipasto. E noi Cattolici non siamo mai molto lontani dai pensieri di questi censori. Dopo le donne in spiaggia toccherà a chi si oppone ai matrimoni gay, all’aborto ed all’eutanasia? Nel dubbio io non vorrei scoprirlo.
In ultimo, non si può non dire due parole sulla posizione di Alfano, che non vuole vietare il burkini per paura delle reazioni. Ecco, se c’è qualcuno che ha davvero perso una buona occasione per tacere è il ministro dell’Interno. Farci cedere alla paura è l’obiettivo dei terroristi. Da noi hanno vinto anche senza mezzo attentato. Davvero, non credo che un ministro avrebbe potuto dire una frase più grave. Ma Angelino è speciale. Siamo sicuri possa ancora superarsi, e superare Salvini. E senza nemmeno impegnarsi più di tanto.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,