Milano 21 Agosto – Mentre lavoravo oggi, una grande riflessione mi ha colpito. Se chiamiamo clandestini i richiedenti asilo siamo dei razzisti, per la sinistra. Il problema è che hanno torto e lo sanno. Se avessero ragione, se queste persone non fossero clandestini, saremmo noi a dover dimostrare che la loro richiesta è infondata. Invece sono loro ad avere l’onere di provarne la fondatezza. Triste la vita. Questo però spiega come mai, ogni volta che i Sindaci di sinistra hanno a che fare con i posti da trovare per questa gente, succedano cose strane. Per esempio, che qualcuno nelle loro coalizioni diventi, all’improvviso, una persona di buonsenso. Facciamo un paio di esempi. Di Capalbio abbiamo già scritto ieri, qualcuno si è accorto che in una località di turismo di alta qualità, mettere d’estate dei clandestini non fosse un’idea geniale. Oggi, invece, è scoppiata una nuova polemica. Ed è antropologicamente molto interessante, perché riguarda Genova.
Genova era il terzo pilastro della Primavera Arancione, l’ondata di instabilità politica che ci ha regalato Monti a Novembre. Si sa, le mattane di Marzo si pagano a Dicembre. Milano è cambiata di mano ed ha cambiato passo, alle ultime elezioni. Formalmente tutto è rimasto uguale. Nella sostanza molto meno. Roma è finita ai Grillini. Genova resiste. Quindi, il Sindaco ha preso bene l’idea di far installare trenta clandestini in pieno centro storico. Era proprio entusiasta. I residenti molto, molto meno. E questa è la normalità. Meno normale è un dirigente del Pd che si candiderà alle prossime primarie, che nel suo profilo facebook si schiera contro la decisione. È un democratico strano, in effetti. Gli piace Clint Eastwood. E Clint piace solo agli uomini liberi. E tale è Simone Regazzoni. E lo dimostra affermando il primo principio su cui si basa la vita di un uomo libero: la verità non nuoce mai davvero. Trenta profughi nel salotto buono sono una sciocchezza sesquipedale. Anche se aiuteranno al mercato orientale, vicinissimo alla casa. Per ripagare, dicono. Intanto è difficile obbligarli. Direi illiberale, ma evito. Essere illiberali è ormai un vanto e non vorrei dare brutte idee. Inoltre, anche se lo facessero, è un lavoro che, per definizione, non serve. Quindi inutile. Quindi non ripaga nulla in alcun modo. Sono banalità, ma ci vuole il coraggio di Clint per dirle nel PD.
A proposito di banalità, a Como, per motivi abbastanza oscuri stiamo impedendo ai clandestini di andarsene dall’Italia. Capisco che la Svizzera non li voglia, ma tenerli fuori dovrebbe essere un suo compito. Invece moriamo dalla voglia di tenerceli. Forse perché ci servono. Per ottenere flessibilità, diletto ideologico ed altre amenità da centro sociale fuori tempo massimo. Per fortuna qualcuno, ispirato da miti immortali come lo zio Clint, si alza in piedi e ride in faccia ai nostri. Così. Non che ottenga risultati. Capiamoci. Ma volete mettere la soddisfazione di dire la verità al tempo del grande inganno universale?

Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,