L’esercito dei profughi mendicanti col cappellino da baseball fa pensare ad una regia sospetta

Milano

Milano 22 Agosto – Soprattutto nella zona a Nord di Milano, nelle vicinanze del campo profughi di Bresso, i migranti che ogni giorno chiedono l’elemosina sono diventati un esercito. Tutti giovani in attesa del permesso di soggiorno che hanno in comune quel cappellino da baseball da esibire per chiedere senza troppe parole Scrive Rosario Palazzolo su Il Giorno “ In agosto, quando le strade sono semi deserte e le poche persone rimaste a casa camminano silenziose tra i negozi dei centri cittadini, la loro presenza appare ancora più evidente. Fin dalla prima mattina sostano davanti ai panifici, dietro l’angolo di un bar affollato da chi in estate ha più tempo per godersi la colazione. Nelle piazze assolate o anche tra le auto in sosta nei parcheggi dei supermercati. Anche a fare un conto rapido e a spanne, ci si rende subito conto che gli stranieri dediti all’elemosina sono diventati un vero esercito. 168903Diversi dagli zingari che, ahinoi, siamo abituati a vedere ai semafori degli incroci più trafficati. Totalmente diversi persino dai “vu cumprà” che ormai sono relegati a una delle consuetudini della nostra società. Il nuovo esercito dei mendicanti del Nord Milano è composto da migranti richiedenti asilo politico….Una moltitudine di ragazzoni di colore, tutti giovani e fisicamente ben messi, che stanno dando vita a una nuova ondata di accattonaggio che potrebbe celare qualcosa di più torbido e pericoloso.” Le motivazioni sono diverse: poter comprare le sigarette, poter scegliere un cibo più confacente ai propri gusti perché quello elargito a Bresso non va bene. Osserva l’articolista “Difficile credere che nel clima pacifico di agosto tutti questi profughi, generalmente in arrivo dal campo di Bresso o dai centri per rifugiati e della Brianza, si siano fatti venire l’idea di arrotondare chiedendo qualche soldo per la strada con l’uso di cappellino da baseball. Certo, lo spirito di imitazione può averli ispirati, soprattutto perché i primi devono aver ottenuto un certo successo economico con le loro storie di profughi. Tuttavia in una situazione di perenne emergenza, pensar male è legittimo. E la rapidità con cui questo fenomeno di accattonaggio si è andato diffondendo, con tecniche simili e con una suddivisione territoriale apparentemente scientifica, fa pensare a una regia più alta. Non esistono, almeno per il momento, elementi che provino l’esistenza di un racket dell’elemosina tra i profughi, tuttavia i dettagli che lo fanno quanto meno temere sono molteplici e andrebbero indagati.”

Milano Post

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