Milano 25 Agosto – Oltre seicento contestazioni vagliate in provveditorato e altre ancora in arrivo. Migliaia di cattedre vacanti (3.500 considerando la Lombardia) col paradosso delle materie scientifiche: il 50 per cento dei posti sarà coperto da professori bocciati al concorso, ripescati, inseriti come supplenti. La formazione degli organici è ancora in alto mare, i docenti sono in trincea.I candidati alle superiori ad esempio oggi dovevano ricevere le proposte finali di lavoro: molti presidi hanno fatto però sapere che non potranno rispettare la scadenza fissata dal Miur. Gli insegnanti avranno dunque offerte scaglionate: rischiano di rifiutare un posto sperando in un altro, salvo poi scoprire che «l’altro» non c’è. Si accumulano ritardi su ritardi. E che il 31 agosto il provveditorato riesca ad aver registrato le nomine e completato gli spazi vuoti seguendo le graduatorie, è ormai utopia.
C’è infine il reclutamento dei dirigenti, opportunità data dalla Buona scuola. Ebbene, a sorpresa tanti (secondo l’assessore regionale all’Istruzione Valentina Aprea almeno uno su due) rinunciano a scegliere i propri docenti e rimettono la decisione alle istituzioni. «Ero stata io ad introdurre nella discussione parlamentare la proposta di chiamata diretta dei presidi, ma ora a distanza di anni, vorrei non averlo mai fatto. È un fallimento — ammette l’assessore —. La selezione dei dirigenti doveva dare forza al progetto formativo, immaginavo che le competenze venissero valorizzate sulla base delle specifiche necessità degli istituti. Invece il processo si è solo burocratizzato, non c’è un insegnante che parli di piena realizzazione delle potenzialità».Sulle scuole lombarde «regna il caos totale», conferma Caterina Spina della Cgil. E anche il provveditore Marco Bussetti, per ruolo e per carattere di solito pacato, si lascia andare: «I nodi venuti al pettine sono parecchi — sgrana gli occhi sommerso di carte —. Conto di vedere miglioramenti settimana prossima, lavoriamo allineati al ministero competente». Ciliegina sulla torta, la dote scuola che consente ai genitori meno abbienti di far fronte ai costi per libri e quaderni: secondo la Regione il processo «è partito regolare» ma dai sindacati si leva il dubbio: «Diverse famiglie non hanno ancora ricevuto i fondi per i loro figli». Elisabetta Andreis (Corriere)
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