Milano 2 Settembre – E’ stata cancellata una tassa: per gli extracomunitari, però, non per gl’italiani. Ci sono € 245 che lo Stato italiano impone a ogni cittadino non italiano per garantire a ogni cittadino non italiano il permesso di soggiornare in Italia assieme ai cittadini italiani che lavorano, producono e pagano le tasse: quei cittadini italiani, cioè, grazie ai quali chi cittadino italiano non è in Italia trova, oltre allo Stato italiano, anche di che vivere, alloggiare, lavorare se lavora, etc.
Al Tribunale civile di Milano, però, la cosa non va e quindi condanna il ministero dell’Economia perché il fatto costituisce reato. Per la corte del capoluogo lombardo chiedere agli extracomunitari di contribuire alle spese del Paese che li ospita è infatti “discriminatorio”; spostare invece sui cittadini italiani il costo totale della permanenza in Italia di cittadini extracomunitari è perfettamente legittimo, giusto e anzi galantuomo. Del resto, non fa una grinza: sono già i cittadini italiani a sborsare le decine di euro a testa che ogni giorno costa l’accoglienza agl’immigrati, perché dunque non dovrebbero essere i cittadini italiani a pagare la tassa sull’accoglienza?
Ma la geniale pensata non è farina del sacco dei giuristi milanesi, bensì l’ennesima baggianata partorita dall’Unione Europea, in specifico dalla sua Corte di Giustizia che il 2 settembre 2015 dichiarò appunto “discriminatorio” l’imposizione dell’importo fiscale in questione. In base a quanto stabilito da Milano, previo il parere di Lussemburgo, lo Stato italiano dovrà dunque restituire €245 a ciascun immigrato e in più accollarsi le spese processuali, altri €6.100.
Alla Signora Corte di Giustizia Europa, però, così come al Signor Tribunale civile di Milano, bisogna chiedere cosa significa “discriminatorio” in termini di tasse. Se è discriminatorio far pagare la tassa di soggiorno agli extracomunitari che soggiornano non a Shangri-La ma in Italia, perché non è discriminatorio far pagare ai cittadini italiani la tassa di soggiorno oltre alla pigione ogni qualvolta essi scendono in una struttura di una località turistica italiana qualsiasi? Perché non è discriminatorio nei confronti degl’italiani tassarne gli spostamenti entro il territorio nazionale? Perché non è “discriminatorio” tassare la Convenzione di Schengen che assicura la libertà di movimento dei cittadini europei dentro i confini dell’Unione Europea, dunque a maggior ragione quello dei cittadini italiani dentro il territorio italiano?
Eppoi perché nei confronti dei cittadini italiani che pagano le tasse e che cercano di lavorare non è discriminatoria l’Ires? Perché non è discriminatoria l’Irap? Perché non è discriminatorio il gravame di tasse, gabelle, balzelli, obblighi burocratici, imposte di registro, diritti camerali, bollature di libri e registri sociali che rallentano, azzoppano e mortificano l’unica cosa che può far davvero girare un Paese come l’Italia ovvero l’impresa e quindi garantire agli extracomunitari che quando approdano in Italia in Italia ci sia qualcosa oltre che le tasse che pagano solo i cittadini italiani, quel qualcosa che fa sì che gli extracomunitari qui vogliano venire e magari pure rimanere?
Si, è ufficiale. I cittadini italiani si possono prendere gratuitamente a pedate dal mattino alla sera.
Marco Respinti (L’Intraprendente)
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