Italia, Paese di immigrati e terremotati

Attualità

Milano 3 Settembre – Nel giro degli ultimi quattro giorni sono giunti in Italia 13mila migranti che, aggiunti a quelli arrivati nel nostro Paese dall’inizio dell’anno, portano la cifra dei rifugiati ad oltre 145mila.

Non c’è bisogno di giocare con la fantasia nel prevedere che entro la fine del 2016 si arriverà facilmente a superare la quota dei duecentomila. Ed è facile stabilire che, nell’impossibilità di smaltire una parte di questi migranti consentendo loro di trasferirsi negli altri Paesi dell’Unione europa, una cifra così elevata metterà in crisi l’intero sistema dell’accoglienza.

L’opinione pubblica, assuefatta alle notizie degli sbarchi quotidiani, commossa per le ripetute tragedie in mare ed in questo momento distratta dalla tragedia del terremoto nel reatino e nell’ascolano, non avverte in alcun modo la gravità della questione. Non calcola, ad esempio, che trovare una sistemazione temporanea in attesa della ricostruzione ai duemilacinquecento terremotati di Amatrice, Accumoli e paesi vicini ha un costo infinitamente più basso di quello necessario a garantire alloggi e sopravvivenza per duecentomila persone. Ma il peso dell’arrivo di tante decine di migliaia di diseredati all’anno nel nostro Paese (di questo passo si calcolano oltre cinquecentomila persone negli ultimi tre anni) è destinato a scaricarsi in maniera devastante su un’accoglienza non strutturata per resistere ad una tale pressione. Con conseguenze fatalmente drammatiche sulla sicurezza collettiva, sui conti pubblici, sulla tenuta nervosa di una società italiana che a causa di una crisi priva di uscite a breve rischia di saltare da un momento all’altro.

Che fare per impedire che la situazione degeneri? La chiusura della rotta balcanica e la conferma che i flussi dei migranti in partenza dai porti egiziani e libici sono in continuo aumento trasformano la questione in un’emergenza simile a quella del terremoto. Nessuno s’illuda di usare mediaticamente la solidarietà per le vittime del sisma per nascondere il rischio di un collasso del sistema di accoglienza per i migranti. I due problemi vanno affrontati e risolti separatamente nel minor tempo possibile. Altrimenti si potrebbero fondere e diventare le micce di un incendio politico e sociale incontrollabile.

Arturo Diaconale (L’Opinione)

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