E allora… Je suis Amatrice

Cronaca

Milano 4 Settembre – Cari vignettisti di Charlie Hebdo, vi fa ridere la nostra vignetta sulla «Tartare a la Parisienne»? Vi sarebbe piaciuto vedervela servita dopo i colpi di kalashnikov che hanno portato via colleghi e amici in redazione? Sarebbe piaciuto alle loro famiglie? satira Charlie HebdoIl fumetto vergato a fatica dal nostro Antonio Angeli è ovviamente una provocazione in risposta alla vostra caricatura sul sisma all’italiana nella capitale mondiale della pastasciutta: sopravvissuti feriti col sugo di pomodoro, orfani tumefatti come penne gratinate, cadaveri sepolti sotto macerie di lasagne. La presa in giro sul sisma ha aperto ovunque un dibattito violentissimo. Di qua i sostenitori della «libertà di satira» che non guarda in faccia a nessuno: liberi loro di disegnare, noi di criticare. Di là una comunità allo sbando che dopo essersi dichiarata «je suis Charlie Hebdo» oggi vorrebbe mozzare le mani ai vignettisti scampati alla mattanza. Posizioni distanti, arroccamenti partigiani. Ecco perché occorrerebbe dibattere, una volta per tutte, su eventuali limiti o paletti alle moderne pasquinate. Capire fin dove la sacralità della libertà di espressione può spingersi per non andare a sbattere con un altro valore altrettanto sacro: il rispetto verso chi non c’è più. Se abbiamo aperto un dibattito giocando sporco anche noi è solo per sottrarre un tema così delicato al tritacarne dei troppi webeti che, a forza di semplificare tutto, sui social distruggono sul nascere qualsiasi confronto.

Gian Marco Chiocci (Il Tempo)

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