Milano 6 Settembre – Milano, città dello smog, dell’inquinamento e, oggi, anche delle puzze. Puzze che ti assalgono all’improvviso, apparentemente senza un perché, ma talmente intense che ti mangiano lo stomaco. Perché sono puzze che ricordano una situazione dove l’igiene diventa utopia e il dubbio per il benessere di una comunità è legittimo. Purtroppo l’arrivo indiscriminato dei migranti con libertà di bivaccare in ogni angolo della città, l’assenza praticamente quasi totale di servizi pubblici (ma dove è andato a finire il toilette bus?), la mancanza di controlli sufficienti ad evitare comportamenti civilmente disdicevoli, hanno creato degrado ovunque e odori molto spiacevoli. Il puzzle di puzze a vario titolo connota ormai una città che aveva il vanto di essere ordinata e pulita. Ci sono angoli preferiti per i bisogni immediati, ci sono i rifiuti dei rave party abusivi, ci sono i migranti che (ma in questo caso non è colpa loro) certamente non hanno fatto la doccia di recente. Perché l’accoglienza buonista urbi et orbi li sistema dove capita, con situazioni igieniche-sanitarie sempre più allarmanti
I residenti indignati protestano. L’ultima segnalazione a CronacaMilano “Abito in viale Monza –scrive una lettrice – e tutti i giorni si assiste a file di oltre 300 metri, dove le persone prendono tutto quello che danno e poi buttano via, senza rispetto per nessuno…C’è un odore insopportabile – prosegue la cittadina –, rischio di scivolare su tutto quello che buttano. Inoltre anche i sanitari ecologici emanano profumi da vomitare….Le tasse si pagano come chi abita in centro – conclude la lettrice –, perché questi sanitari non li piazzano in zona C?”
Già, perché? Potrebbero mettere poi i profumatori d’ambiente firmati Armani, Prada, Gucci…così, tanto per confondere le idee…
Soggettista e sceneggiatrice di fumetti, editore negli anni settanta, autore di libri, racconti e fiabe, fondatore di Associazione onlus per anziani, da dieci anni caporedattore di Milano Post. Interessi: politica, cultura, Arte, Vecchia Milano