Hanno imbrattato ancora una volta la casa del Manzoni, simbolo della Cultura: perché?

Milano

Milano 7 Settembre – Scendeva dalla soglia d’uno di quegli usci in via Visconti di Modrone,  un uomo il cui aspetto annunziava una dignità offesa, ma non sconfitta, e vi traspariva una intelligenza antica e generosa,  una intelligenza grave e maestosa, fiera e passionale, per quella consapevolezza di avere tanto amato Milano e la terra lombarda, per quel canto che il tempo ha reso inimitabile e immortale. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d’averne sparse tante; c’era in quel dolore un non so che di pacata rassegnazione  e di profondo disgusto  che attestavano  un’anima ferita  Si fermò a guardare lo scempio. Ancora, nel silenzio di un dolore che non trova giustificazioni: la sua casa insultata, violata, ferita.  Con la volontà di ferire un’intera città. Ancora. Con quella domanda che non trova risposte, che rifiuta l’irrazionalità del gesto: perché? Perché insultare, violare, ferire la sacralità di un simbolo, di un Grande che ha reso universale Milano e l’Italia?

Portava in mano un libro, con la dignità regale di chi è immortale. Lentamente sfogliò le pagine, con un sorriso sfiorato dall’orgoglio. Ma c’erano altre domande: perché tanta stupidità? Perché una società non rispetta la Storia, la Cultura? Perché lo sfregio, il disprezzo? Perché lo scarabocchio insensato come affermazione di sé?

Era ora di rientrare e ripensare a quella storia che “se non v’è dispiaciuta affatto, vogliatene bene a chi l’ha scritta, e anche un pochino a chi l’ha raccomodata. Ma se in vece fossimo riusciti ad annoiarvi, credete che non s’è fatto apposta.”

E scusate se indegnamente ho usato il Manzoni per raccontare lo sdegno per i tanti, troppi, atti vandalici che deturpano le nostre città, per segnalare l’indifferenza di chi ci governa, per dire, ancora una volta, che la Cultura è il cibo essenziale per la nostra anima

Nene

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