Milano 8 Settembre – Tanto tuonò che piovve. Sono due anni che le famiglie Milanesi si lamentano per i pasti. Per la qualità, scarsa. Per la puntualità, intermittente. Per la quantità, scarsa. Per la scelta dei cibi, ideologica. Solo che fino ad oggi la scelta era, o si mangia questa minestra, o si salta dalla finestra. Salvo scioperi bianchi. Sì, bianchi. Nel senso che si chiedono in massa i menù in bianco, mandando in tilt la ristorazione. Le proteste più clamorose quest’anno si sono incentrate sulle polpette di pesce. Ecco, mi sembra un buon punto di partenza per narrare la vicenda odierna. Le polpette di pesce fanno schifo ai bambini. E non è che sia difficilissimo capire il perché. Sono preparazioni industriali a base di patate, merluzzo, ricotta, derivati del latte ed altro. Capisco perfettamente la posizione dei bambini e dei genitori. Il Comune no, ma non è una novità. La novità è che esiste un giudice a Torino. Ed è intervenuto, provvidenzialmente, a risolvere il grande problema. Ovvero: prima della sentenza era impossibile, nelle scuole Italiane, nelle loro mense in particolare, nutrire i propri figli con quello che ritenevano più opportuno. Perché siamo un paese libero. Facciamo decidere ai genitori sull’interruzione della chemio ai figli, ma sui pasti no. Sia mai che rifiutino le polpette di merluzzo. Ecco, pare che siamo di fronte ad un ammutinamento. Così riporta Repubblica:
“Ci sono almeno una ventina di genitori che mi hanno contattata perché, da quest’anno, preferiscono che i figli portino il panino o la schiscetta da casa”, racconta Alberta Di Silvio, mamma e rappresentante delle commissioni mensa delle scuole del Municipio cinque. “Io stessa ho preso questa decisione: l’inscrizione non l’ho rinnovata e vorrei far portare il pasto da casa al mio figlio più piccolo – spiega Silvia Passerini, rappresentante del centro storico – Ci sono motivazioni economiche. Ma soprattutto problemi di qualità che manca”. I dubbi delle mamme sull’evoluzione del “pasto libero” sono tanti. “Ora è importante che il Comune e Mirist ci spieghino come intendono comportarsi di fronte a queste richieste – commenta un’altra mamma e rappresentante, Marilù Santoiemma – e poi bisognerà vedere come si organizzeranno le scuole”.
Ovviamente l’Assessore competente, competente è un’amara ironia, la Scavuzzo non ne sa nulla. Nulla risulta a nessuno. E se risultasse, risuona oscura l’ammonizione: i pasti freddi non possono, in alcun modo sostituire le polpette di pesce. Sia chiaro. Questa Giunta difenderà i menù vegani allo stremo delle forze e la dignità formale delle polpette di merluzzo alla morte. A costo di una crisi. A costo di lasciare a digiuno i bambini più riottosi, gli sarà impedito di essere nutriti dalle loro madri che, notoriamente, non sanno un tubo. Al contrario della Scavuzzo. Oppure, forse un po’ malignamente, potremmo pensare che di fronte a qualcosa di umanamente mangiabile, la rivolta contro le polpette di pesce potrebbe assumere proporzioni esplosive. Ed i costi faraonici della ristorazione Milanese esplodere in mano ai legislatori di Palazzo Marino. Chi lo sa? Al momento, in ogni caso, dalle parti dell’assessorato della Scavuzzo voci non confermate sostengono che alla domanda, “Assessore i bambini hanno fame, ma usano le polpette di pesce contro di noi” lei abbia recisamente risposto “Se pvopvio non viescono a favsi piaceve le polpette di pesce che mangino tofu e pinoli”.
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,