Milano 12 Settembre – Milano capitale dei single. Li ha censiti il Comune: per una città che non raggiunge il milione e mezzo di abitanti, i nuclei monofamiliari sono ormai più del doppio delle coppie: 379.035 contro 164.435. Il fatto è che qui il solitario vive bene, anche troppo. E il rischio è di lasciarsi sfuggire l’attimo fuggente e che la «singletudine» diventi la condizione cronica che incanalerà il nostro/vostro destino. Nulla di male, per carità. La solitudine per la maggioranza dei single è una scelta di libertà e indipendenza. Inebriante come una droga, soprattutto fra i quarantenni, generazione in cui l’acceleratore interno preme come non mai sulla leva dell’ambizione. Il fatto è che alla lunga finisce per pesare e anche il più incallito dei single si ritrova a sperare, se non proprio nel principe sul cavallo bianco, in una sliding door che faccia entrare all’improvviso qualcuno di interessante, capace di far cadere il muro impastato di diffidenza , paura, senso di inadeguatezza, sensazione di sfortuna , insomma tutti quelle certezze granitiche nelle quali si conforta e un po’ si inganna il single incallito. Per quello «di ritorno» è diverso. Lui ha più la sensazione di sentirsi parcheggiato in una stazione, sospeso ad aspettare in un giorno di scioperi, senza aver ben chiaro se siano previsti treni e se mai riuscirà a prenderne uno. Non ha certezze, ma almeno mantiene la speranza.
Sapessi com’è strano, sentirsi innamorati a Milano
Vivere a Milano per un’anima sola, però, è un’arma a doppio taglio: nella capitale dei single nessuno farà caso a te. Qui sugli scaffali dei supermercati sono arrivati i primi bocconcini monodose di cibo da togliere dalla scatola e mettere direttamente nel piatto (al massimo con una passatina nel forno a microonde) perché – si sa – a far da mangiare solo per se stessi, prende la pigrizia. Nei ristoranti sotto la Madonnina poi è (quasi) una pacchia. Nelle altre città l’attesa infinita fa crescere in senso di inadeguatezza, costretto/a a vederti sfilare davanti tutte le portate per famiglie e coppie, prima che ti arrivi un’insalata. Qui no: un bel sorriso ed ecco la pietanza; così, semmai lasci il posto a un altro single che sicuramente si sarà attardato a «laurà». Anche al cinema ti consoli, davanti a te, o accanto, c’è sempre qualcun altro solo, staccato dagli altri almeno da una poltrona (chissà poi perché). Insomma, nessuna discriminazione per chi ha scelto la solitudine a Milano. Un fatto tanto normale che ti rende trasparente. E fidanzarti – just in case – diventa una Mission Impossible. Del resto, lo cantava già Memo Remigi nel 1965: «Sapessi com’è strano/sentirsi innamorati a Milano/ senza fiori senza verde /senza cielo senza niente/ fra la gente, tanta gente».
Maria Teresa Veneziani (Corriere)
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