Milano 12 Settembre – La Gran Bretagna sta studiando la costruzione di un muro a Calais. È certamente un suo diritto, visti gli episodi di violenza. Ammettiamo, quindi, che l’operazione riesca. E dopo? Dopo i residenti della Jungla, il grande campo profughi vicino Calais, avrebbero due scelte. Potrebbero arrendersi. Gettare gli anni della propria vita impiegati nella fuga. I soldi. I rischi. I morti al loro fianco. Oppure, aguzzando l’ingegno, organizzarsi, creando un servizio di barche ed approdare sulle spiagge di Sua Maestà.
Se oggi nei libri di storia non parliamo di sbarco di Calais, ma di sbarco in Normandia, è solo perché la prima opzione era troppo prevedibile. Le due sponde sono troppo vicine in quel punto. Oggi nessuno se la fa via mare perché c’è un comodo tunnel, sotto la Manica. Questo tipo di muri non funziona. Non funziona se lasciato a se stesso, come nel caso della linea Maginot o della Grande Muraglia Cinese. Non funziona nemmeno se presidiato giorno e notte, come il Muro di Berlino ci ha insegnato. Pure con i nidi di mitragliatrici sugli spalti ed il filo spinato alla base, la gente si buttava. Moriva. Talvolta ce la faceva. Ma il punto non è questo. Per questa gente l’Inghilterra è la vita e la loro patria la morte. Costruite pure i muri più alti che potete, scoprirete solo quanto in alto può saltare un uomo libero. Questo, purtroppo, è uno dei tanti fallimenti di una Unione Europea, che sta fallendo a Calais, come a Ventimiglia e Como. Come al Brennero o al confine Ungherese. L’unica cosa che è riuscita a fare con criterio è stata chiudere la Rotta Balcanica. E sapete come c’è riuscita?
Facendo quello che fece il governo Berlusconi. Chiudendo un accordo con Erdogan. Un accordo probabilmente troppo generoso ed economicamente dispendioso. Fummo molto criticati per gli accordi con Gheddafi. Eppure costavano meno, molto meno, ed ottenevano risultati migliori. Questo non ha eliminato l’immigrazione clandestina, ovviamente. Ma l’ha fortemente scremata. Ha selezionato i migliori, i più motivati. Nel bene e nel male, sia chiaro. Ma ha infranto l’onda di marea. Ha protetto le comunità. Ha garantito di potervi fare fronte. È ingiusto che l’Europa si sia preoccupata solo della porta Est, ma non della sponda Sud. Ma chiudere la ferita Libica è una soluzione che risolverebbe anche la ferita di Calais, o ne ridurrebbe il carico. Nessun paese è un’isola. Quando crolla un legittimo governo è inutile domandarsi a chi giovi. Tutti ci rimettono. Di questo dovremmo ricordarci quando chiediamo la testa di Assad. I problemi si risolvono alla radice, con competenza e lungimiranza, non con stratagemmi improvvisati che la storia stessa si è incaricata di screditare.
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On. Stefano Maullu Eurodeputato di Forza Italia
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