Cara vecchia Lombardia: la locanda che non chiude mai dal 1722

Lombardia

Milano 18 Settembre – C’è una locanda che dal 1722 non ha mai chiuso. Nemmeno un giorno. le-grotte-di-realdino-7028-01-512x576Si chiama ristorante «Grotte di Realdino», si trova nell’omonimo comune di Realdino, un antico borgo medievale incastonato tra le colline della Brianza monzese, ed è il più antico tra i locali storici della Lombardia. Tra poche settimane, dopo alcuni mesi di restauro, un nuovo gestore tornerà ad accogliere i clienti. E l’oste che riaccenderà il forno, sarà il numero 35. Il primo della serie, arrivò qui 294 anni fa. Nel borgo di Realdino era stato costruito un nuovo mulino: uno dei tanti che a partire dal Seicento iniziarono a costellare la valle del Lambro insieme alle filande. La locanda di Realdino iniziò a fornire un letto comodo e un pasto caldo ai commercianti, ai lanaioli e ai trasportatori di sacchi di farina. L’attività fu aperta accanto alle celebri grotte che fin dal XVII secolo erano meta di gite estive. Così, da subito, vocazione economica e turistica furono una sola cosa. Nessuno ricorda più il nome di quell’antico oste. L’insegna del locale invece è citata in una mappa del catasto teresiano: «Sul lato verso Carate della roggia Rialdino (un ramo del Lambro oggi scomparso, ndr) troviamo il mulino del dottore Casanova, sito di casa con molino di sei macine». E sul lato destro un «sito di casa con osteria», proprio accanto alle grotte all’aperto. «Il nostro desiderio — spiega Marco Filocca, che sta curando i lavori di restauro — è ricreare l’atmosfera di quell’antica locanda. In particolare la cucina, a base di vaironi, lavarelli, arborelle e altri pesci di lago, si ispirerà alle antiche ricette brianzole. Nel menù non mancheranno la cassoeula, la torta di pane e riso e latte: i piatti dei nostri nonni». clipboard0113-kcvb-u43220879424209bvc-1224x916corriere-web-milano_master-kcvb-u43220879424209bvc-1224x916corriere-web-milano-593x443Qualcosa è rimasto dell’impronta originale. Se gli arredi interni sono stati rinnovati decine di volte, le mura, spesse oltre un metro, sono quelle di sempre. E così le antiche travi di rovere — indurite dai secoli — che reggono i soffitti, sono ancora lì al loro posto. Da quasi tre secoli. «Sono così affascinanti — aggiunge Filocca — che, dove è stato possibile, non le abbiamo toccate».

Ma è nella seconda metà dell’Ottocento che la locanda visse la sua età dell’oro. A ricordarlo è lo storico locale Leopoldo Pozzi: «A partire dal 1886 il tram da Milano raggiunse Carate. E le Grotte di Reldino divennero un famoso angolo di refrigerio per migliaia di turisti milanesi. La locanda divenne un locale molto conosciuto e amato da generazioni di villeggianti. Fino quasi ai giorni nostri, quando il locale si è trasformato prima in pub, poi in pizzeria e infine in un ristorante di nouvelle cuisine». Ora, i nuovi gestori sperano di rilanciarlo puntando invece sulla sua storia e il legame a doppio filo con il territorio: «Il borgo di Realdino ha origini romane — racconta Filocca —. Qui fu trovato un sarcofago di pietra di età tardo antica. L’abitato conserva le sue vestigia medievali. E a pochi passi sorge la millenaria basilica di Agliate, con il suo battistero ottagonale, dove il giorno di Santo Stefano si svolge un suggestivo presepe vivente in costume. E, a pochi metri, c’è Costa Lambro, un altro antico borgo, e sulle colline tante ville lasciate qui a partire dal Settecento dai nobili milanesi che giungevano in Brianza con le loro carrozze per fare villeggiatura in quelle che all’epoca erano colline immerse nel verde». Nei secoli, il paesaggio è profondamente mutato. «Nel borgo di Realdino invece — assicura il sindaco di Carate Brianza, Francesco Paoletti — negli ultimi tre secoli quasi nulla è cambiato e il tempo sembra essersi fermato. Merito anche di una conformazione geografica che ha complicato la vita alla speculazione edilizia. Le case sono ancora quelle che ospitarono gli antichi mugnai, il ponte che fa da porta d’ingresso è tuttora quello originale. Non c’è più il mulino, ma ne sopravvivono alcune tracce. I locali pubblici hanno cercato di conservare la loro impronta primigenia. Merito anche di un agguerrito nucleo di abitanti, che ha difeso a spada tratta uno stile di vita a chilometro zero. La località di Realdino è una delle tappe più significative della rete di piste ciclopedonali del Parco regionale della Valle del Lambro, che parte dal lago di Pusiano e arriva fino a Monza e dunque si può raggiungere anche a piedi o in bicicletta. Così i clienti dell’antica locanda di Realdino non gusteranno solo buoni piatti tradizionali, ma anche la storia inimitabile di un territorio».

Marco Mologni (Corriere)

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