Milano 18 Settembre – Che cosa sia stata davvero questa convention lo capiremo solo tra qualche settimana. Perché, ad oggi, a bocce appena ferme, capirlo è quasi impossibile. È stata molte cose. Un ritorno alle radici. Un grande passo avanti. La pace ritrovata tra molte anime della base. E poi qualcosa di mai visto nel centro destra. Una riunione in cui si parla di idee, non di poltrone. Di principi, non di tattiche. Di valori, non di alleanze. C’era una platea povera di vip, ma con i militanti che hanno fatto grande la nostra area. C’era forse più aria di Popolo della Libertà, che di Forza Italia. Ma, ad essere onesti, descrivere l’esperienza è difficile. Uno dei momenti più importanti lo si è avuto Venerdì pomeriggio. In sala c’era il solito brusio. Siamo onesti, in questi eventi ascoltare è secondario. Non frega nulla a nessuno, finché non sale sul palco il big. Ed in effetti, sul palco è salito. Parisi, con aria serafica prende il microfono. E manda, con liberalità e popolarmente, a quel paese la platea. Chi non vuol ascoltare se ne vada. Non è un congresso di partito. Già.
Non si sta rottamando Forza Italia, non si stanno distribuendo poltrone, non si stanno discutendo assetti di potere. Non ci sono i soliti big coi soliti capannelli. Ci sono idee. C’è la scuola privata che si vuol liberare del peso dello Stato. C’è l’Istituto Bruno Leoni, che ci racconta il mercato libero. C’è il mondo cattolico che è stanco del pauperismo di marca straniera e transatlantica. Atlantico del Sud, ad essere precisi. Salgono sul palco i corpi intermedi, i rappresentanti di chi produce. Ed attaccano chi non lo fa e su di loro campa. Questo si distribuisce in sala. Idee liberali. Ci sono tanti fratelli che credevamo perduti. Figliuoli Prodighi di ritorno da Fare, da Scelta Civica, da NCD. Tutte persone qui a sancire il principio che noi siamo ciò che eravamo. Lo spirito del 94 mi sembrava un’espressione di necrofilia politica, fino a ieri. Poi l’ho visto. L’ho toccato. C’erano i Seniores a testimoniarlo e tanti giovani a celebrarlo. A rinnovarlo. Poi sul palco è salito Parisi ed ha chiuso il cerchio. Rispondendo direttamente, senza mai nominarlo, a Salvini.
No al Referendum. No a Renzi. Un No deciso a questa Europa senza direzione e colma di rimpianti. Una serie di critiche circostanziate. Per esempio, Renzi in quattro diversi vertici negli ultimi mesi ha concluso tre volte gli accordi decisivi su crescita, flessibilità ed immigrazione. Salvo Venerdì sera andarsene come un bambino imbronciato perché la Merkel gli ha riso in faccia. Ma che ha fatto a Maranello, si domanda Parisi, se non ha chiuso alcun accorso? Le ha solo mostrato le Ferrari? La platea gradisce. La platea è stracolma. La gente ha visto l’alba per esserci. La gente. È una platea di militanti. Non ci sono, o quasi, dirigenti. Ma il punto importante è che Parisi non cade in trappola. Invoca la politica, non vuole affidare tutto ad una indistinta società civile. Per gestire lo Stato ci vuole la Politica. Fine. Ma deve essere una politica fedele. Fedele alle origini. Berlusconi non viene accantonato, ma se ne chiede un aggiornamento. Un Silvio due punto zero. Non ci sono rese dei conti al Megawatt, perché le questioni dinastiche non oscurino la manifestazione. Ci sono soltanto idee. E sono luminose come mai avrei sperato.
Luca Rampazzo
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,