Milano 24 Settembre – I danni causati da un privato in zona Stazione verranno risarciti. Ne siamo lieti. Chi sbaglia paga è un principio generale. Ma chi pagherà per gli allagamenti in zona Adriano di questa estate? E per gli allagamenti che hanno funestato l’estate nel resto dell’estate? Se qualcuno ha la risposta me la dia. E la fornisca anche al privato. Questo è infatti una delle tante ipocrisie del sistema. Di certo che il tubo rotto è un danno grave, non c’è dubbio. Ma l’intero sistema delle tubature andrebbe rifatto, lo sanno anche i sassi. Non metterci mano peggiora i danni e ne aumenta la frequenza. Questa consapevolezza dovrebbe aggravare qualunque danno causato dalla rottura delle tubature. Ovviamente non succederà. Ne siamo consci. In questo paese i danni causati dallo Stato contano mezzo. Quelli causati dai privati contano doppio. È un problema generale e qui si vede in maniera spettacolare.
Ma non crediate che ci si fermi qui. Se a dover pagare è il privato ed ad incassare è lo Stato non ci sarà pietà. Equitalia è l’esempio perfetto: una società lenta ed inefficiente che scarica lentezza ed inefficienza sui debitori. Ma se lo Stato ti deve soldi, allora, con tutta calma, puoi fallire. Chiedetelo ai fornitori di Expo. Chiedetelo agli albergatori che stanno ospitando gli immigrati. Chiedetelo ai fornitori dello Stato che, in tutto il Nord, si sono suicidati aspettando che lo Stato li pagasse, mentre li taglieggiava. Certo, ci sono stati dei passi avanti. L’IVA per cassa alle Partite Iva ci ha salvato dagli infami e dai truffatori, quelli che ti promettono denaro e poi scappano con la cassa. Ma, in generale, resta il problema delle disparità. Lo Stato ti frega già il 60% degli introiti. Ma non si ferma, vuole vederti piangere. E si impegna, si impegna moltissimo.
La vetta si raggiunge con Cantone. Cantone e l’Anac. L’apoteosi del diversamente utile. Abbiamo la magistratura che fa le analisi. I consulenti che fanne le consulenze. Poi esiste Cantone. Cantone non ha alcuna particolare autorità. Può, però, dispensare pareri a cui tutti si sentono vincolati a rispondere positivamente. Quindi abbiamo introdotto un quarto o quinto grado di giudizio, che le amministrazioni pubbliche subiscono e che i privati non hanno modo di appellare. Pensate ad un appalto. Pensate se a Cantone, che, lo ricordo, non è un magistrato in quella sede, non piace come viene assegnato. Pensate a quanto avete lavorato. Pensate che contro l’Anac non potete ricorrere. E pensateci, voi siete in balia di un’autorità senza potere. È l’apoteosi.
E tutto parte da un tubo rotto. E da come sia differente la reazione a seconda della mano che lo rompe. L’Italia è un po’ come quel tubo. Pensateci.
Luca Rampazzo
Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,