Anche a Giorgio Armani Milano non piace più. Ecco il perché

Milano

Milano 24 Settembre – «Non mi fermo, vado a lavorare». Giorgio Armani non è rimasto con il premier Matteo Renzi e il sindaco di Milano Beppe Sala al pranzo organizzato nei Laboratori della Scala il giorno di apertura della settimana della moda. Se ne è andato. Non prima però di aver parlato con il presidente del Consiglio («Il suo ritorno in città vuol dire che crede nel nostro lavoro. A Renzi chiedo di rimanere coinvolto ma distaccato») e aver espresso davanti ai microfoni dei giornalisti la sua preoccupazione per la «deriva» della sua Milano. «Vedo concessioni abbastanza opinabili, permessi di costruire facciate di casa o inserire certi tipi di prodotto in una via che sono pugni nell’occhio», ha tuonato lo stilista avvertendo chi di dovere: «Milano deve avere la forza di marciare con i tempi ma deve stare attenta a non farsi prendere dal possibilismo, del va bene tutto purché sia moderno e attuale».

«Il mio mestiere», ha puntualizzato Armani, «mi obbliga a essere attento anche ai dettagli della vita, tutto questo mi appartiene e per me è una specie di sofferenza vedere una cosa fatta da una persona che evidentemente non ha capito che non si può concedere qualcosa solo perché c’è un nome o un architetto importante che lo chiede». Il consiglio dello stilista è uno solo: «Fare attenzione: se non sei in grado di giudicare mettiti al fianco chi ha la capacità di farlo, non si può essere bravi in tutto».

Già lo scorso anno Armani, che ha investito cinquanta milioni per ricavare dall’ex fabbrica Nestlè di via Bergognone il suo Silos con l’archivio-museo della maison, aveva criticato lo skyline futurista della città. «Il profilo della metropoli sta cambiando e intere aree, ridisegnate, stanno definendo un nuovo paesaggio», aveva detto il fashion designer puntando l’ indice verso «i grattacieli di Porta Nuova, con il loro senso del futuro». «È tutto nuovo e avvincente», aveva sottolineato. «Non fermiamoci però ai grattacieli e alle costruzioni avveniristiche, cerchiamo di mettere in risalto quel volto umano di Milano che spesso non viene colto».

A Milano, bisognerebbe «migliorare i trasporti e le logistiche, facilitando ad esempio gli spostamenti dalle zone periferiche al centro, per renderla ancora di più una città internazionale, non dico come New York, ma in modo che oltre a svilupparsi in verticale si allarghi anche, per un vivere migliore». Critiche che ricordano quelle di un altro vip nato all’ombra del Duomo. Adriano Celentano a luglio dello scorso anno scriveva una lettera aperta all’allora sindaco Giuliano Pisapia contro l’abbattimento degli alberi secolari per far posto alla nuova metro. «Qualcuno ti deve aver tradito, raggirato, facendoti cadere in un vortice di menzogne che, essendo malauguratamente politiche, sono proprio le più pericolose. Ma tu puoi risalire e fermare la mano assassina». Che si riferisse agli stessi personaggi citati ieri da Armani senza fare nomi?

 Nicoletta Orlandi Posti (Liberoquotidiano)

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