Capire l’uomo per capire la politica

Attualità

Milano 24 Settembre – Un politico cristiano, quale io sono, di fronte ai drammi che caratterizzano il mondo moderno e l’impotenza spesso dimostrata dalla politica nel far fronte alle necessità da essi emergenti si sente smarrito e si pone molti interrogativi sui quali abbiamo voluto intrattenerci col Dottor Leonardo Montoli, che rimprovera  alla politica l’incapacità di compiere un salto di qualità.

Esposito il dramma della politica secondo alcuni è che non sa più interpretare l’uomo rispondendo alle sue reali necessità. È credibile una tesi di questo genere?

Montoli non solo è credibile ma costituisce il vero dramma della politica che non potrà mai fare un salto di qualità se non si applica ad interpretare, in chiave autocritica, l’uomo nei suoi reali bisogni, ripensandone l’origine e il destino, la natura e le necessità connesse alla sua crescita come persona.

A tale proposito una folla di domande turbina nella mente ed inquieta la coscienza di chi crede nella sacralità della vita: il modo di rispondere a tali domande è la proiezione dell’idea dell’uomo che anima quanti sono chiamati a ricoprire ruoli di responsabilità nelle istituzioni, nei luoghi del potere, dell’economia e della finanza; un’idea che incide sulla qualità del loro  comportamento, gravido di ricadute sociali che incidono sulla vita dell’umanità nelle sue varie articolazioni.

Cosa chiede la persona all’azienda come dipendente?

Cosa chiede una donna al mondo del lavoro per armonizzare il suo naturale bisogno di maternità con la possibilità di realizzare una presenza qualificata nel mondo del lavoro, della politica, dell’istruzione…?

Cosa chiede un giovane che nella sua adolescenza comincia a porsi problemi esistenziali connessi al proprio oggi e al proprio futuro?

Cosa chiede un giovane che si è impegnato per offrire alla società il risultato dei propri studi e vuol partecipare attivamente al rinnovamento del contesto sociale?

Cosa chiede un anziano che ha speso una vita per contribuire con la propria professionalità a far crescere il Paese e si trova ad essere considerato un peso sociale?

Cosa chiede un professore che crede ancora nell’insegnamento come missione per offrire al mondo uomini e donne consapevoli dei propri valori e dei propri doveri?

Cosa chiede un medico che vorrebbe esercitare la propria professione conciliando l’aspetto scientifico con il tratto dell’umana solidarietà, se non fosse assillato da un lavoro di routine e dalla mancanza di mezzi adeguati, in presenza di fatiscenti cattedrali nel deserto destinate ad una “irrealizzabile” medicina del futuro?

Cosa chiede un malato che non ha i soldi per farsi un esame e deve aspettare mesi prima di poterne venire in possesso grazie ai lunghissimi turni del Servizio Sanitario Nazionale, che pure passa per uno dei migliori del mondo?

Cosa si aspetta il cittadino di una metropoli costretto a  subire il disastro quotidiano dei pubblici servizi, manipolati per anni dal connubio tra politica marcia e delinquenza affaristica?

Cosa chiede un giudice che vorrebbe potersi muovere in un contesto di norme semplici e lineari tali da consentirgli di rendere giustizia in un arco temporale ragionevole e in termini adeguati, potendo  disporre di adeguati mezzi tecnologici?

Cosa chiede un carcerato che vorrebbe poter vivere in  un contesto in cui   accanto al dovuto pagamento del debito sociale gli  viene concretamente offerta l’occasione per realizzare  un riscatto umano, per rinnovarsi, rendendosi nuovamente utile?

Cosa chiede un immigrato che dopo aver abbandonato le macerie di una intera vita percorre il disumano itinerario della ricerca di un mondo nuovo e vivibile?

Cosa cerca il prete che crede nella propria missione e si trova a dover operare in un contesto che lo respinge per le colpe non sue, che lo fanno giudicare un traditore del Cristo?

Cosa cerca un membro delle Forze dell’Ordine che rischiando la vita per pochi soldi si vede rimesso in circolazione dopo un breve lasso di tempo il delinquente che con tanta fatica è riuscito a catturare, assicurandolo ad una giustizia che lo delude?

Cosa cerca chi si impegna nella politica nel silenzio e nella rettitudine, e deve lottare contro i sostenitori di interessi palesi che trovano sostegno in un contesto in cui “i furbi” trionfano?

Cosa chiede un cittadino che vorrebbe partecipare concretamente alla vita politica e non trova interlocutori disposti ad ascoltarlo?

Cosa cerca un povero costretto a dormire sul sagrato di una chiesa su un materasso pieno di pulci, ringraziando le persone perbene che gli elargiscono il dono di una piccola moneta e si sentono con ciò dei piccoli mecenati?

Cosa cerca un padre di famiglia che alla terza settimana del mese non è più in grado di far fronte alle proprie necessità economiche ed è costretto a portare moglie e figli alla mensa dei poveri mentre quelli che “parlano” del suo dramma prendono migliaia di euro al mese; un terzo dei quali basterebbe per risolvere i suoi problemi?

Cosa cerca il soggetto occupato nel pubblico impiego che si sforza  di fare il suo dovere e si vede circondato da persone che tirano a campare e se ne infischiano della necessità dei cittadini?

Cosa cerca un cittadino che assiste quotidianamente al dramma delle faide fra fazioni politiche, a tutto interessate meno che a risolvere i reali problemi della popolazione?

Cosa cerca il cittadino di fronte allo spettacolo di elefantiaci organismi internazionali in cui si discutono i destini del mondo in lussuosi ambienti che ospitano soggetti specializzati nell’affabulazione, in alcuni casi soliti trasferirsi con armi e bagagli, periodicamente, da una città all’altra  spendendo cifre ingenti che potrebbero essere destinate ad un uso migliore?

Cosa cerca il cittadino europeo al quale viene raccomandata il rispetto delle norme in materia economica che vengono oggi rigidamente imposte da nazioni che a suo tempo le ignorarono prima di vararle  come legge comune?

Cosa pensa l’uomo della strada di fronte alle guerre che si consumano in varie parti del mondo grazie alla fornitura di armi dei paesi che le condannano?

Cosa pensa l’uomo della strada di un’economia  dominata dalla legge del profitto comunque conseguito e  dallo strapotere della finanza con la quale un pugno di uomini “sostanzialmente governano” miliardi di altri esseri umani…?

Cosa cerca il macilento essere umano che infila la mano nel cestino dei rifiuti appeso a un palo stradale e dopo aver frugato in esso ne trae un indefinibile “avanzo” e se lo mette in bocca masticando con avidità?

E di fronte a tutto ciò cosa pensano e cosa cercano il magnate della finanza, il politico arrivato, il potente abituato ad incedere circondato  delle guardie del corpo e dai molti “estimatori” in vena di offerta di sé a vario titolo in cambio di favori che saranno presto dimenticati? Cosa pensano e cosa cercano questi ed altri simili personaggi che incedono  tronfi e pettoruti nei luoghi  del potere, noncuranti dell’ossuta, invisibile, mano della morte che posa incessantemente sulle loro spalle mentre la “ signora” cui appartiene tiene nell’altra mano un sudario senza tasche pronto all’uso?

Potremmo continuare a lungo con altri interrogativi di questo genere, ma ce n’è uno che è alla base di tutti: che cosa è l’uomo? Un essere da irretire costruendogli fittizi bisogni da soddisfare attraverso la dialettica delle multinazionali o una persona di cui “leggere” i reali bisogni costruendo strutture economiche e politiche capaci di soddisfarli in termini solidali? Un numero da governare come si governa un gregge con l’illusione della pubblicità, della violenza, del sesso, delle fittizie creazioni tecnologiche: un essere da “gestire” dalla nascita alla tomba nella quale di lui tutto finisce, perché è una bella macchina biologica destinata allo sfascio? Oppure c’è in lui l’impronta  di un “mondo altro” che ne definisce l’immagine, ne adombra il destino e ne traccia un percorso di vita che invoca politiche totalmente diverse da quelle in atto;?

Esposito vuole forse alludere ad una dimensione spirituale- religiosa da recuperare come base per ripensare l’uomo e l’organizzazione sociale? Perché allora non quella cristiana rilanciata da Papa Francesco, che attira l’attenzione anche dei non credenti?

Montoli certo questo Papa propone un ripensamento dell’uomo in chiave pre religiosa (senza per questo rinnegare la religione che rappresenta) e in ciò consiste il fascino della sua proposta, che invita ad una riflessione fatta di discernimento più che di dogmi. Noi lo interpretiamo come un invito a fare quella “fatica di pensare” che distingue il pensiero critico dal pensare solo perché si può pensare:una prospettiva  che da tempo andiamo caldeggiando di fronte a uomini che vivono troppo in fretta nella fretta del mondo, “uomini di superficie” per dirla con Vittorino Andreoli, burattini manovrati dai fili di valori costruiti ad arte per creare bisogni da soddisfare realizzando profitti,vittime sacrificali da offrire   sull’altare dell’uomo “omologato”. E’ una ribellione intellettuale quella da realizzare; una ribellione che serva da fondamento  di un “nuovo umanesimo”, terreno di coltura anche di una “nuova politica”.Perché c’è una “religione dell’uomo” che giace nel fondo di esso e che va riscoperta; una religione costituita dal tessuto connettivo di valori che sedimentano da sempre nell’animo umano; un insieme di valori che devono rifarsi strada attraverso un comune ripensamento ispirato ad onestà intellettuale, cancellando ideologie e dogmi per far riaffiorare il vero volto dell’uomo. Razza, religione censo, età, genere, posizione sociale devono lasciare il posto ad una lettura dell’uomo in quanto tale, al riconoscimento dei suoi fondamentali diritti,della vera funzione delle strutture sociali in cui è chiamato a vivere, delle leggi che devono regolare la vita di tali strutture perché a ciascuno sia riconosciuto il suo diritto di esistere e di crescere secondo  le proprie attitudini e capacità, in un contesto sociale caratterizzato dall’armonia dei diritti e dei doveri tutelati e perseguiti con semplicità e coerenza.

Esposito dobbiamo dunque parlare di un fallimento della civiltà che gli uomini hanno costruito all’insegna della scienza e dell’uomo divinizzato?

Montoli l’uomo moderno, dei paesi cosiddetti “civilizzati” dovrebbe  avere il coraggio di guardarsi allo specchio resistendo alla voglia di arricchire con nuovi termini il dizionario del turpiloquio per qualificare la propria condotta alla luce delle caratteristiche del mondo che si ritrova, grazie ai risultati di  tale condotta. E forse, visto che sto parlando con un cristiano, l’uomo moderno, se afferma di essere tale, dovrebbe riscoprire il vero volto di quel Cristo in cui dice di credere confrontando la sua condotta con quella tenuta dai politici e da alcuni gestori del sacro, ricordando che Egli, da essi invocato come  il loro Dio, affermò di essere venuto a “ servire”, fino a fare  di tale servizio il dono della vita.

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giovanni esposito

Giovanni Esposito

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