Milano 2 Ottobre – Non c’è insegna, non c’è cassa, non ci sono benzinai ai quali chiedere il pieno. In Italia il primo distributore di biometano da acque di fogna non ha l’aspetto di una stazione di servizio dove fare rifornimento alla propria automobile. Perché la colonnina a cui attaccare il serbatoio sorge all’interno del depuratore di Bresso, Comune di 26mila abitanti alle porte di Milano.
A gestirlo è Cap Holding, società 100% pubblica che si occupa del servizio idrico nell’hinterland del capoluogo lombardo e nelle province di Monza, Pavia, Varese e Como. Ed è stata un’idea di Cap quella di estrarre gas dai quintali di fanghi reflui che il depuratore alle porte di Milano filtra.
Bresso è il progetto pilota. Se il test darà risultati positivi, in futuro i sessanta depuratori che fanno capo alla compagnia idrica potrebbero diventare bioraffinerie per carburanti alternativi.
I motori di una Lancia Ypsilon e di un Fiorino hanno già risposto positivamente al primo pieno di biometano.
Fiat Chrysler si è interessata al progetto di Cap e ha messo a disposizione i mezzi per il primo test dimostrativo, ma la collaborazione è destinata a rafforzarsi. La casa automobilistica, infatti, sarebbe pronta a fornire alla società idrica tecnici e veicoli per valutare l’impatto del biometano sui motori e studiarne la purezza. Anche il Consiglio nazionale delle ricerche è coinvolto nell’iniziativa.
Gli studi tecnici di Cap, d’altronde, evidenziano che la produzione del biometano costa 0,58 centesimi di euro al chilo, contro gli 0,90 del metano con cui oggi si può fare rifornimento. (WIRED)
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