Renzi? Peggio di Monti

Attualità

Milano 2 Ottobre – Lo chiamavano mister 80 euro, ma ora più correttamente dovremmo ribattezzarlo mister 800 miliardi. Sì, perché Renzi, stando alel anticipazioni del Def, nel 2017 farà lievitare ancora di più i due parametri che rendono il nostro un Paese illiberale, le tasse e la spesa pubblica, portandole entrambe a livelli che toccano o superano quella cifra simbolica.

Come conferma Il Giornale, tra 2016 e 2017, le tasse aumenteranno ulteriormente di 14 miliardi, passando da 786 a 800 miliardi, ossia – tradotto in termini percentuali – la pressione fiscale crescerà dal 42,6 al 42,8%. È un aumento costante non solo rispetto a quest’anno, ma anche all’ultimo quinquennio: nel 2012 il Tassatore Monti era riuscito a far meglio di Renzi, fermando il prelievo fiscale a 780 miliardi. Da allora, invece, l’escalation continua.

Ma anche sull’altro fronte, quello della spesa pubblica, il governo Renzi non fa che registrare record negativi. Come riportano i dati Unimpresa, le uscite dello Stato non fanno che aumentare, passando dagli 826 miliardi del 2015 agli 828 di quest’anno fino agli 830 del 2017. E il processo è progressivo, al punto che nel 2019 la spesa dovrebbe raggiungere il picco degli 850 miliardi (per capirci, nel 2012, al tempo del governo Monti, era stata di “appena” 798 miliardi). Un’impennata pazzesca, a cui contribuiscono la mancata spending review (nella prossima Finanziaria è previsto un ridicolo taglio alla spesa pari a circa 2 miliardi) e l’aumento costante del deficit, ogni volta motivato da emergenze diverse: i migranti, il terrorismo, il terremoto ecc…

Il vero problema è che questo meccanismo tassa&spendi, già di per sé deprecabile, non serve ad alimentare un piano di investimenti utili, una sorta di New Deal rooseveltiano, che consenta laripresa dell’occupazione e la crescita del Paese. Ma è finalizzato solo a comprare il consensodegli elettori, attraverso la distribuzione di mancette a destra e a manca, dagli 80 euro ai dipendenti ai 500 euro ai diciottenni per finire con l’aumento delle pensioni minime. Un piano scellerato che bada solo al proprio tornaconto elettorale, senza pensare al bene delle future generazioni.

E che soprattutto smentisce la vulgata, ormai sempre meno diffusa, del Renzi liberale. Il suo governo ha applicato al Paese la tipica politica socialista – Stato ingombrante e assistenzialismo a pioggia – condita dalla versione auto-assolutoria italiota – lo Stato spende perché non può fare altrimenti, ci sono troppe emergenze – e dalla panzana ottimistica renziana – lo Stato spende per il bene dei cittadini, per rilanciare il Paese.

Tutte balle, anche perché, se con una mano elargisce, con l’altra Renzi prende dalle nostre tasche, costringendoci a subire un prelievo fiscale che – se apparentemente sgravato al centro – viene poi potenziato in periferia, con gli enti locali che (privati dei trasferimenti statali) si sentono autorizzati ad aumentare a dismisura le addizionali Irpef e le tasse comunali.

Insomma, ci sarebbero 800 miliardi di ragioni per rimandare il Finto Liberale Matteo a casa. Se con le sue nefandezze riesce perfino a riabilitare Monti, vuol dire che la situazione è veramente disperata.

Gianluca Veneziani (L’Intraprendente)

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