Milano 4 Ottobre – La maggioranza della stampa italiana aveva due opzioni di fronte al risultato del referendum ungherese sull’immigrazione: denigrare il premier nazionalconservatore Viktor Orbàn per razzismo e liberticidio se il rifiuto dell’immigrazione fosse passato a larga maggioranza, oppure denigrarlo se non fosse riuscito nell’impresa. Alla stampa italiana interessa che abbia partecipato al referendum antiquote immigratorie europee solo il 43,23 % mentre non le sembrò importante 13 anni fa che la partecipazione al referendum per l’ingresso nella UE coinvolgesse solo il 45%. I due risultati sono stati interpretati in senso opposto; il primo come il rifiuto dei più (assenti ) alle misure antimmigratorie ; il secondo come silenzio assenso all’Europa da parte dei disertori delle urne. Non c’è niente da fare. Per la maggior parte della stampa essere democratici significa tappare bocca e legare mano all’elettore che deve in ogni caso essere favorevole a immigrazione e Unione perché in caso contrario è un pericoloso squilibrato. Informano gli esperti che dal ‘97 in Ungheria i referendum che superano il 25% danno l’indirizzo al parlamento (come un referendum consultivo in Italia). Quelli che superano il 50% hanno potere deliberativo (come il referendum legislativo svizzero). Dunque l’83% favorevole del 45% dei votanti del 2003 (cioè l’effettivo 37% del corpo elettorale) invitò il parlamento ungherese all’adesione europea. Oggi il 98% del 43% (cioè l’effettivo 42% del corpo elettorale) ha votato per cacciare gli immigrati. Non c’è dubbio che il parlamento di Budapest, come avviò le misure per rispettare il risultato del primo quesito, farà lo stesso per il secondo in un paese che non va a votare perché si fida ciecamente del popolarissimo premier. Quindi la sconfitta subita da Orbàn inventata dalla gran parte della stampa italiana è un fatto che non sussiste; come tante altre cose, dalla sconfitta presso la pubblica opinione Usa di Trump nel confronto con la Clinton; alla popolarità nel Pd al si al referendario italiano sulla costituzione. La stampa ed i media italiani si sono abituati a mentire e non se ne accorgono nemmeno. La falsa testimonianza è ormai un atto di fede per la buona causa come nel passato le testimonianze volute strappate con la tortura inquisitoria.
Studi tra Bologna, Firenze e Mosca. Già attore negli ’80, giornalista dal 1990, blogger dal 2005. Consulente UE dal 1997. Sindacalista della comunicazione, già membro della commissione sociale Ces e del tavolo Cultura Digitale dell’Agid. Creatore della newsletter Contratt@innovazione dal 2010. Direttore di varie testate cartacee e on line politiche e sindacali. Ha scritto Former Russians (in russo), Letture Nansen di San Pietroburgo 2008, Dal telelavoro al Lavoro mobile, Uil 2011, Digital RenzAkt, Leolibri 2016, Renzaurazione 2018, Smartati, Goware 2020,Covid e angoscia, Solfanelli 2021.