Milano 7 Ottobre – Un nuovo regalo alle banche. Lo ha preparato il governo evidentemente preoccupato del risultato del referendum. A Palazzo Chigi devono assolutamente evitare che, da qui a dicembre, ci siano incidenti che possano gettare l’allarme fra i risparmiatori. Così, fuori sacco, è già arrivato (o, meglio, tornato) l’anatocismo. Si tratta della pratica di far pagare ai clienti gli interessi sugli interessi. Dal 1 ottobre, i clienti sono a un bivio (anche se non tutti lo sanno perché l’informativa è stata fin qui carente o contenuta in lunghi papelli scritti in modo incomprensibile). L’alternativa è questa: o autorizzano l’addebito degli interessi sul conto corrente appena divengono esigibili, dando l’ok alla loro capitalizzazione, oppure li estinguono entro 60 giorni, dal momento in cui diventano esigibili con un versamento che copra il rosso del conto corrente.
Un favore, previsto dalla finanziaria del 2016, che consente alle banche di migliorare quel deficit di redditività che le ha messe in crisi. Insomma nella foresta pietrificata del credito a prevalere è lo Sceriffo prepotente e perde Robin Hood. I più deboli sono chiamati a chiudere i buchi creati dai più ricchi (e indebitati). Le banche, infatti sono in chiara difficoltà, ma non certo perché hanno prestato i soldi alla famiglie che in genere si tolgono il pane dalla bocca per pagare i debiti (soprattutto se si tratta del mutuo sulla casa). Il credito è stato sperperato nei prestiti concessi alle imprese e ai palazzinari con criteri poco professionali. Molto spesso lo spirito di clientela e l’amicizia hanno avuto un peso maggiore rispetto all’affidabilità del debitore. Finchè le cose andavano bene il sistema stava in piedi. Ora è saltato ma nessuno ha fatto mai un esame attento delle cause del dissesto. La responsabilità è stata genericamente attribuita alla crisi economica ed è finita così. Tuttavia i buchi sono rimasti e a pagare non sono i responsabili degli errori ma i risparmiatori sotto varie forme: o perdendo l’investimento fatto comprando azioni e obbligazioni della banca, oppure pagando sempre di più il servizio. In attesa, ovviamente del botto finale: cioè quando i risparmiatori saranno stati spennati per bene e toccherà a tutti noi contribuenti pagare l’ultima differenza.
Fin qui i regali. Ma non bisogna dimenticare che parecchie banche hanno aumentato i costi dei conti correnti – in spregio alla correttezza, forse nel solo rispetto della Gazzetta ufficiale – per recuperare il denaro speso nel 2015 per alimentare il fondo di salvataggio di Bankitalia. Insomma, se gli istituti falliscono, pagano correntisti e contribuenti.
Ernesto Preatoni blog
Milano Post è edito dalla Società Editoriale Nuova Milano Post S.r.l.s , con sede in via Giambellino, 60-20147 Milano.
C.F/P.IVA 9296810964 R.E.A. MI – 2081845