La Giunta Sala fa la bulla con le famiglie povere

Milano

Milano 12 Ottobre – “Molte famiglie fanno storie perché non gradiscono i quartieri dove noi abbiamo disponibilità, o perché le case non sembrano di loro gradimento. A volte dobbiamo arrivare fino alla posizione 5mila nella graduatoria da 20mila persone che ci chiedono la casa popolare. Io penso che allora quelle 5mila famiglie che rifiutano la nostra proposta evidentemente non hanno un bisogno così urgente e forte di casa”.

Questo l’assessore Rabaiotti, a quanto ci dicono, titolare del referato sulla Casa. Un genio la cui brillantezza ci era stata finora celata da un destino cinico e baro. Ricapitoliamo. Il Comune fa una lista in cui sei con 20 mila famiglie a cui va assegnata una casa. Secondo l’assessore questa gente vive sotto un ponte. Tutta. Ventimila clochard a Milano che aspettano una casa. Così gli pare strano che se gli propongono una casa a Quarto Oggiaro, oppure a Baggio, una casa che magari si trova in uno stabile notoriamente malfamato questa gente rifiuti. Credo sia una delle prime volte, se non la prima in assoluto, che qualcuno riesce a produrre un concetto così alto. E non pare, l’autore di questa grande bellezza, rendersi minimamente conto del perché a nessun altro fosse venuto in mente di colpevolizzare chi rifiutava alcune generosissime offerte. Ricapitoliamo. Il Comune ha un patrimonio immobiliare immenso. Lo riconosce anche l’Assessore. E lo tiene male. Molto male. Soprattutto si comporta con gli inquilini in maniera schizofrenica. In ogni caso, negli anni si sono creati dei ghetti. Era inevitabile, probabilmente. In questi ambienti muoversi è rischioso. Uscire di casa, è rischioso. Vivere è rischioso. Vogliono la tua casa, i tuoi soldi e la tua vita, se costretti. È un ambiente malsano, dove crescere i figli è pericolosissimo. Troppo alto il rischio che incontrino cattive compagnie.

Questo porta le famiglie, che stupide non sono, a rifiutare. Per l’Assessore è un capriccio. Per loro è la sopravvivenza e la cura dei figli. Rabaiotti ha comunque sue idee anche sui requisiti per restare in casa. Secondo lui non bisogna avere seconde case. Che mi risulti e che risulti ad MM, questo vale solo per case nella medesima provincia. Forse il Comune pensa di modificare questa norma? Dichiara ancora il nostro:

“Chi ha la seconda casa, anche se lontana, e chi ha nel frattempo raggiunto condizioni di stabilità economica sarà invitato a lasciare libero l’appartamento. Così l’amministrazione potrà far fronte alla domanda di chi veramente ha bisogno”.

Il che è un assurdo. Se eredito una casa a Canicattì non mi ci posso trasferire e non è detto sia vendibile. E non è solo assurdo. È anche razzista. Posto che nessuno mai, salvo la Sindaca di Cascina, in Toscana, chiede le prove agli stranieri di non possedere casa nel loro paese d’origine, questa è una norma che discrimina gli Italiani. Pesantemente. Si sta cercando di sostituire i nostri nonni con le nuove risorse che hanno finito il periodo di villeggiatura in albergo. A me tutto questo fa un po’ schifo. A voi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Moderazione dei commenti attiva. Il tuo commento non apparirà immediatamente.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.