Renzi ha paura

Attualità

Milano 12 Ottobre – Il nervosismo evidente con cui Matteo Renzi sta conducendo la campagna referendaria è un segno evidente che anche il Presidente del Consiglio si è reso conto che il 4 dicembre non si potrà verificare quel plebiscito in favore della riforma costituzionale che aveva immaginato nei mesi scorsi. Qualcuno arriva addirittura ad ipotizzare che possa vincere il “No”. Ma anche se a spuntarla fosse il “Sì” è certo che il margine dello schieramento vincente sarebbe esiguo ed il risultato del referendum disegnerebbe l’immagine di un Paese spaccato a metà e con un carico di rancori all’interno dei due schieramenti destinato a gravare pesantemente sul futuro del Paese.

Può essere che una prospettiva di questo genere non turbi minimamente i sonni di Matteo Renzi. D’altro canto, aver personalizzato così pesantemente il passaggio referendario trasformandolo in una sorta di giudizio di Dio sulla sua persona non lascia dubbi di sorta sul fatto che una vittoria per il rotto della cuffia del “Sì” lascerebbe al Premier la sola preoccupazione di avviare una serie di vendette nei confronti degli avversari perdenti.

Ma è facile immaginare che l’eventualità di un Paese spaccato a metà non possa lasciare tranquillo il Presidente della Repubblica. Soprattutto alla luce del fatto che dopo il referendum ci sarà l’intervento della Consulta sulla legge elettorale e che, con ogni probabilità, la Corte costituzionale cancellerà le parti più stridenti dell’Italicum costringendo il Parlamento a correggere la legge con la massima urgenza.

Senza plebiscito in proprio favore Renzi si troverà a gestire una fase politica estremamente difficile sotto gli occhi di un capo dello Stato che, non chiamandosi Giorgio Napolitano ma Sergio Mattarella, si comporterà come arbitro imparziale e non come ispiratore e protettore dell’inquilino di Palazzo Chigi.

Sarà in grado l’attuale Premier indebolito da un “Sì” risicato di far approvare una nuova legge elettorale in un Parlamento inasprito dai rancori referendari e segnato dalla presenza di gruppi centristi che senza proporzionale e premio alla coalizione sarebbero votati alla scomparsa dalla politica?

L’ipotesi di un nuovo Governo dopo il 4 dicembre non è affatto peregrina. Sia con un Renzi dimezzato in caso di riforma approvata di un soffio, sia con un Renzi mandato a casa a cambiare mestiere nel caso di una vittoria del “No”.

Arturo Diaconale (L’Opinione)

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