L’asse del Nord (Maroni-Toti-Zaia) contro Renzi

Attualità

Milano 15 Ottobre – Dovrebbe essere l’embrione di un programma di governo di centrodestra: le proposte che il trio Maroni-Toti-Zaia sta mettendo in campo in queste settimane hanno anche questo scopo. Un’idea a lungo termine che si svilupperà, probabilmente, dopo il referendum del 4 dicembre. Perché ora la priorità è un’altra e cioè mandare a casa Matteo Renzi.

Ieri mattina a Milano si è messa la bandierina sulla seconda tappa del tour dei «tre tenori» (copyright Roberto Maroni), dopo l’esordio del mese scorso a Genova e in vista della chiusura il 7 novembre in Veneto. Tema di giornata, la riforma costituzionale. I tre hanno presentato le ragioni del “No” viste con le lenti di chi amministra i territoriIl problema, inforcando gli occhiali di un governatore del Nord Italia sta tutto nel nuovo Titolo V che centralizza poteri e capacità di spesa. In sostanza, grazie alla riforma Boschi, le Regioni conteranno come il due di picche. Da qui l’appello ai sindaci: «Questa riforma svuota le istituzioni vicine ai cittadini e dà tutto il potere in mano allo Stato che ha sempre saputo fare meno in termini di efficienza», ha detto Toti e Maroni ha rincarato la dose: «È un attentato contro le autonomie». Quello del Titolo V, in effetti, è un tema molto delicato tanto che i sostenitori del “Sì” non ne fanno largo uso: conoscendone i limiti preferiscono glissare e puntare su argomenti su cui chi vota “No” è più debole. Il tutto confidando nella scarsa informazione di chi andrà a votare il 4 dicembre. Lo scopo dei tre governatori è invece quello di creare un asse con gli amministratori locali per far sì che questi, più vicini ai cittadini, vadano a stanare le debolezze della riforma.

Poi, dopo l’auspicata costruzione di un «comitato istituzionale per il “No”» in contrapposizione ai sindaci per il “Sì” annunciati da Matteo Renzi e che si riuniranno presto a Roma coordinati da Beppe Sala, l’intento è quello di imbastire una proposta di riforma alternativa: adozione di un modellopresidenziale con l’elezione diretta del capo dello Stato, una graduatoria del residuo fiscale che assegni alle Regioni in testa una maggiore autonomia rispetto alle altre e accorpamento inmacroregioni sono alcuni dei punti di questo progetto federalista.

Un mese fa, invece, a Genova, si era parlato di immigrazione. Anche qui si era firmato un documento fatto poi recapitare ad un Matteo Renzi che pare non lo abbia nemmeno sfogliato: si chiede che il Governo dichiari lo stato di emergenza sui profughi di modo da poter impiegare laProtezione civile per le operazioni di accoglienza; si dà la possibilità alle Regioni che lo vogliano di istituire dei Cie e si ripropone il reato di immigrazione clandestina. Infine, non poteva mancare all’appello l’altro grande tema per i territori, cioè la Legge di Bilancio. Il 7 novembre in Veneto si parlerà di questo: di come lo Stato usa gli Enti locali come portafogli e di come poco abbia investito sulla spending review.

Federica Venni (L’Intraprendente)

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