“Adotta un vicino”, cresce il miniwelfare nei quartieri

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Milano 17 Ottobre – La social street si espande in tutti i quartieri, con lo spirito di solidarietà che connota Milano e i suoi abitanti.

Luca De Vito su Repubblica relaziona le iniziative che proponiamo per chi fosse interessato a regalare il suo tempo. “I ritagli di tempo – quelli che ognuno si sforza di trovare tra lavoro, famiglia e svago – possono fare la differenza. Perché messi insieme uno con l’altro, a volte diventano progetti e iniziative che trasformano la vita di un condominio o di un quartiere. Sostegno ai vicini in difficoltà, spazi recuperati e aperti ai residenti, persone che mettono a disposizione un pomeriggio per aiutare chi abita nel portone di fianco: un welfare di quartiere che sempre più spesso riesce a fare la differenza.

L’ultimo caso in ordine cronologico è quello inaugurato sulla social street di corso San Gottardo e chiamato “Adotta un vicino”: tramite i contatti via Facebook gli organizzatori del gruppo stilano due elenchi, uno dei volontari l’altro di chi ha bisogno di aiuto, e poi uniscono le offerte di tempo con le richieste di aiuto. Tutto gratis e tutto senza che ci sia alcuna mediazione del settore pubblico. “Il meccanismo di aiuto reciproco è nato spontaneamente nella social street – spiega Fabio Calarco, uno degli organizzatori -, quindi abbiamo pensato di supportarlo ulteriormente con questa iniziativa. E non è solo per chi ha problemi e bisogno di aiuto, ma anche per chi vuole un po’ di compagnia”.

Realtà di quartiere che si muovono lontane dai riflettori se ne trovano in ogni zona. In via Rembrandt 12 c’è una portineria in disuso che è stata attrezzata con scaffali e poltrone: qui gli inquilini dell’appartamento di otto piani si danno il cambio per gestire migliaia di libri arrivati da ogni angolo del quartiere. Di fatto hanno dato vita a una biblioteca di condominio: autonoma, autogestita e molto frequentata. “Gestita in tutto e per tutto dalle 72 famiglie che vivono nella palazzina e aperta anche al pubblico”, spiegano gli organizzatori.

Un altro capitolo riguarda la cura di spazi verdi. In via Morosini c’è il giardino delle Culture, un frammento urbano che da ex discarica è diventato un angolo frequentato e amato dai residenti della zona. Per rifarlo ci sono voluti i soldi di un benefattore, ma ora lo gestiscono volontari della zona (e il Comune non ci mette un euro). Discorso simile in via Pepe dove è nata “Isola Pepe Verde”. Dal 2010 i residenti di via Borsieri e dintorni si sono presi cura di questo spazio comunale abbandonato, prima trasformandolo e ripulendolo, poi costituendosi associazione e facendosi approvare dal Comune una convenzione per il riuso dello spazio: in una zona a forte carenza di verde, i cittadini si incontrano in questa zona che ospita un giardino con panchine, un’area cani, un mini campo sportivo e un luogo per incontri e mostre.

Discorso simile per quanto riguarda gli orti di via Padova, una lingua di terra verde dove si coltivano ortaggi in cassoni sopraelevati (perché il sottosuolo è leggermente inquinato). Qui l’intermediario con il Comune è Legambiente, ma lo sforzo pubblico è minimo e con i cittadini è stata stipulata una convenzione gratuita. L’aiuto reciproco, in alcuni casi, riguarda anche la sicurezza intesa come

 prevenzione di furti ma anche controllo e aiuto per persone sole. A Niguarda, tra le vie Hermada, val di Ledro e Val d’Ossola è stato da poche settimane scoperto un cartello con scritto “Zona controllo del vicinato”. Ovvero cittadini che tengono gli occhi aperti su ciò che accade in zona. Nessuno che si sostituisce alla polizia locale, precisano dal Comitato Niguarda, ma un aiuto in più per forze dell’ordine e vigili. Ovviamente anche questo a costo zero.”

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