Milano 19 Ottobre -Per chi fosse curioso di quantificare i costi che gli italiani sono tenuti a pagare per i migranti, Sergio Rame su Il Giornale relaziona “Per portare avanti le politiche di accoglienza Matteo Renzi e Angelino Alfano stanno dissanguando il Paese.
Il costo, al netto dei contributi dell’Unione europea, si aggira intorno ai 10 miliardi. Una cifra monstre, quella contenuta all’interno della manovra economica presentata ieri sera all’Unione europea, che non solo non è servita a rivolvere l’emergenza migranti ma che ha addirittura fatto piombare il Paese in una gravissima situazione di insicurezza.
L’impatto complessivo sul bilancio dello Stato italiano delle spese per i migranti è impressionante. Le cifre sono state messe nero su bianco dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. E adesso sono sul tavolo dell’Unione europea che ha pubblicato il documento programmatico di bilancio per il 2017 sul sito della Commissione Ue insieme a quelli degli altri Stati della zona euro. “Al netto dei contributi Ue – si legge nel testo della manovra – è attualmente stimato a 2,6 miliardi di euro per il 2015, previsto a 3,3 miliardi per il 2016 e a 3,8 miliardi per il 2017, in uno scenario costante, assumendo che non ci siano escalation nella crisi”. Per il 2017, la spesa totale per i migranti è prevista tra lo 0,22 e lo 0,24% del pil.
Il governo Renzi fa leva su queste cifre per ottenere più flessibilità da Bruxelles. Ma così sancisce pure il fallimento delle proprie politiche di accoglienza. Le porte aperte ai migranti volute da Renzi e Alfano, sotto il diktat della cancelliera tedesca Angela Merkel, hanno fatto invadere il Paese da centinaia di migliaia di clandestini e hanno prosciugato le casse pubbliche. Soldi che vengono costantemente sottrati agli italiani. “L’Italia spende ogni anno, dal 2014 in poi, da due a tre volte la media del periodo 2011-2013, prima che esplodesse l’emergenza umanitaria – si legge ancora nel documento – la spesa per i migranti che l’Italia sta sostenendo non può essere valutata solo in termini di spesa aumentata per l’emergenza, che è esclusa dai vincoli del patto di stabilità, ma dovrebbe tenere in conto lo sforzo complessivo dispiegato in questo campo, confrontato con una situazione di non emergenza”. Tale sforzo complessivo vale quasi 2,8 miliardi di euro, cioè lo 0,16% del pil. “Il differenziale tra la spesa al netto dei contributi Ue sostenuta per l’attuale crisi umanitaria e quella sostenuta negli anni 2011-13 – si legge infine – è di circa 8 miliardi di euro in termini cumulativi”.
E ancora parliamo di accoglienza senza limiti sia a livello nazionale, sia a livello milanese. Ma dove sta il buon senso?
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