Sala, i Cinesi e l’onore di Milano

Milano

Milano 20 Ottobre – Questo non vuole essere un articolo di vuota polemica. Però alcune cosucce vanno dette, a prescindere. Ad esempio, la butto là, sulla coerenza, la sensibilità ed il coraggio. Mica per niente, sapete, ma se su questi valori ci si costruisce sopra una campagna elettorale, poi non è che si possa far finta di nulla. Prendiamo, per esempio, le due campagne Pisapia e Sala. Io ricordo parole come “coraggio”, “apertura”, “valorizzazione del diverso” e “accoglienza”. Dobbiamo accogliere gli immigrati, quelli di fede diversa, costruire le moschee, lottare contro le discriminazioni. Eccetera. Ce la prendiamo con l’Egitto perché non ci fanno linciare qualche poliziotto a caso come vendetta per Regeni. Ce la prendiamo con la Russia perché non rispetta le minoranze. Ce la prendiamo con gli Usa perché sparano ai Neri. Insomma gli Arancioni ed i loro eredi pseudo moderati predicano a noi comuni mortali una serie di virtù per le quali è giusto lottare. Ed è tutto nobilissimo. Affascinante direi. Poi, però, qualcosa si rompe. E la colpa è di un anziano vestito di zafferano che arriva disarmato in una città che l’ha invitato per farne un cittadino onorario. Ripeto. Lo ha invitato. Non è un’iniziativa dell’arzillo monaco. No no, ce lo hanno voluto altri qui. E qui gli si deve dare la cittadinanza onoraria. Mica pizza e fichi.

Questo simpatico signore è il Dalai Lama. È un monaco Buddhista, in esilio dal suo paese perché il governo Comunista Cinese si sta impegnando in un genocidio culturale in Tibet. Nell’ordine: è un eterno migrante. Casa sua l’hanno invasa. Quindi è anche un profugo. È un perseguitato politico. È un perseguitato religioso. È un non violento. Non vuole soldi da noi. Non vuole armi. Vuole solo attenzione. Poi se ne andrà. È mite e non violento. Lo so, è una ripetizione. Ma con le botte da orbi che volano in Stazione Centrale tra stranieri di varia etnia è un bel contrasto. Ha una cultura molto diversa da noi. Accoglierlo richiede coraggio. E mostra rispetto delle minoranze. Quindi, avremmo dovuto vedere una corsia rossa che da Palazzo Marino arriva fino a Linate, con Sala e tutto il Comune che sparge petali di rose sul suo cammino. Tomi dovrebbero essere scritti su questa visita. Ci dovremmo assicurare che i nostri figli ne fossero informati, ne facessero memoria a vita. Invece. Invece no. Solo una timida stretta di mano del Sindaco a Linate e poi basta. Si passa la pratica ad un sottoposto, e fine. Questa, signori, è la fine delle velleità Arancioni.

Per cosa, poi? La Cina che protesta. E quindi? Aveva già protestato quando gli era stata conferita la cittadinanza. Ed eravamo tutti sopravvissuti. No, qui c’è qualcosa di nuovo. Per esempio i Cinesi di Milano che protestano. Ve li ricordate, i commercianti di Paolo Sarpi, con i due euro in mano in fila per votare Sala. Ecco, oggi passano all’incasso. E Beppe, per una volta, paga puntuale. Vi ricordate quando il Centrodestra vi diceva che quel voto avrebbe inquinato l’amministrazione? Ecco, appunto. Hanno tradito quello che vi avevano promesso per ripagare quei voti. Sappiatelo. Non eravamo malelingue. Solo e sempre semplici osservatori del reale. Oggi ancora più sconsolati di ieri.

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