Milano 24 Ottobre – Il sentimento dominante è quello della delusione e dell’amarezza. Quasi nessuno fra gli oltre 800mila fan che affollano la sua pagina Facebook pensava, infatti, potesse finire cosi. Ma l’arresto di Fabrizio Corona per “intestazione fittizia di beni” e il conseguente sequestro di 1.700mila euro nascosti in un controsoffitto, ha annichilito di colpo i tanti che per anni avevano fatto il tifo per lui. Il fotografo dei vip pareva riabilitato, quasi rigenerato dall’affidamento in prova ai servizi sociali. Selvaggia Lucarelli, in controtendenza, è sempre stata molto «perplessa» sull’effettiva riabilitazione di Corona. Sul suo seguitissimo blog, circa un milione di followers, fin da subito ha manifestato dubbi sulla reale efficacia dell’affidamento in prova.
Quando anche Don Mazzi diceva che Fabrizio era cambiato, lei rispondeva che era un cambiamento apparente. Tutto finto.
Io ho sempre inteso i servizi sociali come un tributo alla società. Hai sbagliato? Bene, ora restituisci qualcosa che ti sei illegittimamente preso. Fin da subito era chiaro che questo non fosse il caso di Corona. Proprio per rimanere a Don Mazzi, che oggi si pente della fiducia datagli, quando Corona era in affidamento alla comunità Exodus, invece di pulire i gabinetti, trascorreva le sue giornate in palestra, con il tatuatore di fiducia. Aveva un ufficio e organizzava servizi fotografici su se stesso che poi rivendeva ai giornali di gossip. Un modo molto strano di svolgere i servizi sociali.
Viene subito il paragone con Lele Mora, al quale i giudici avevano vietato qualsiasi rapporto con il mondo dello show business. Delle prescrizioni ferree gli impedivano anche di entrare in una discoteca per chiedere che ore sono.
A Corona invece hanno permesso di continuare a svolgere senza problemi quella attività che l’ha condotto in carcere. Mi sembra evidente l’anomalia. Tutti sanno che nel mondo delle serate in discoteca gira il nero.
Lei che idee ha sull’affidamento in prova?
Io, a differenza di chi mi descrive, non sono una forcaiola. Penso che una seconda possibilità vada data a tutti. Il problema è che Corona la seconda possibilità l’aveva già avuta.
Gli addetti ai lavori dicono che con Corona abbiano voluto fare un “esperimento”. Cioè, se l’affidamento in prova va bene con lui, va bene con tutti.
Io penso che con Corona ci sia semplicemente stato un eccesso di garantismo da parte della magistratura di sorveglianza.
In che senso? L’affidamento ai servizi sociali a Corona è stato disposto direttamente dal presidente del Tribunale di sorveglianza di Milano, il giudice Giovanna Di Rosa. Un magistrato molto esperto che è stato anche al Csm.
Il problema è un altro. E riguarda Fabrizio. Lui, da sempre, è più bravo a vendere se stesso che le foto di Trezeguet. È una persona impeccabile, ben educato, di buona famiglia, sempre elegantissimo nei suoi completi gessati di alta sartoria. La sua immagine esterna è quella di un bravo ragazzo. La gente pensa che, alla fine, sia solo uno scapestrato. I delinquenti sono altri. Nei commenti, in questi anni, la parola più ricorrente era ‘però’. Certo, avrà sbagliato, dicevano in molti, ma i banditi sono altri. C’è l’idea, in Italia, che ad andare in carcere debbano essere solo i pedofili e gli assassini. Per tutti gli altri c’è sempre comprensione. Corona ha costruito su di sé un mondo di ‘fuffa’, dove la forma ha sostituito la sostanza. Se davanti ai giudici si fosse presentato uno straniero in ciabatte, forse, l’atteggiamento sarebbe stato assai diverso. Corona è uno con il mito di Scarface. E ho detto tutto.
Al di là dei suoi giudizi, del tutto personali, su Corona, crede che ora la magistratura di sorveglianza sarà più rigida nel concedere permessi ai detenuti?
In molti mi stanno scrivendo per rappresentarmi questo timore. Mi auguro che per colpa di Fabrizio non ci vadano di mezzo altre persone.
A fine mese il Tribunale di sorveglianza di Milano si dovrà pronunciare sulla revoca dell’affidamento ai servizi sociali per Corona. Come finirà?
Penso che gli verrà revocato il beneficio e rimarrà in carcere. Se non fosse così, suggerisco a Corona di andare a vivere in una casa con il controsoffitto trasparente.
Nato a Roma, laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche,
ha ricoperto ruoli dirigenziali nella Pubblica Amministrazione.
Attualmente collabora con il Dipartimento Scienze Veterinarie e Sanità Pubblica dell’Università degli Studi di Milano. E’ autore di numerosi articoli in tema di diritto alimentare su riviste di settore. Partecipa alla realizzazione di seminari e tavole rotonde nell’ambito del One Health Approach. E’ giornalista pubblicista iscritto all’Ordine dei Giornalisti della Lombardia.