Milano 24 Ottobre – Alla Bocconi, dovrebbero chiamarla alla Bocconi. Per una lezione su come resistere alla crisi e innovare in un settore condannato dagli ipermercati, dall’e-commerce e dalle tasse; per spiegare come fa a stare in piedi a Milano, nell’isola modaiola di corso Como, tra l’Hollywood, i grattacieli e la galleria Sozzani, un negozio d’altri tempi che vende spinotti, prese e cavi elettrici; per dire che si può entrare nel futuro anche con il cuore antico e il grembiule da sciura Maria. Ai futuri manager, ai professionisti del marketing, a chi studia consumi e location, sarà utile sapere che dietro l’insegna gialla da «Milan veggia» che campeggia dal 1943 nella strada che pullula di giovani e turisti c’è un benchmark, una scuola, uno stile che fa la differenza. Dice che la qualità e la competenza possono diventare imbattibili se si abbinano al rapporto umano, alla cortesia, al grembiule azzurro indossato come una divisa da Ada Comoretto, classe 1927, la signora che da settant’anni difende un modo di essere e di fare il commerciante. Non chiede al cliente cosa vuole: gli domanda come sta.
Tecnoelettrica Comoretto. In questa Milano da copertina, molto digital, smart e glamour, sembra l’insegna di una specie protetta. Invece è un avviso ai naviganti, contro ogni affrettata rottamazione: si può integrare il nuovo mantenendo il vecchio. «Noi abbiamo la scuola dei primi tempi, spiega Ada Comoretto. A chi entra in negozio io dico ciao, buongiorno. Sorrido. Come va signora Gina? Ha risolto il suo problema? Viviamo nei disagi, sempre di corsa. Io cerco di levare qualche affanno mentre lavoro per esaudire una richiesta. Mio padre diceva che con il cliente si deve parlare, bisogna conquistarlo, senza distinzioni di trattamento». Il principio di equità vale per chi compra una lampadina, per chi cerca il fusibile e per chi ordina una montagna di materiale elettrico. «Chi viene qui si sente considerato. Non guarda come sei vestito ma come lo tratti. Io e mio figlio facciamo chilometri ogni giorno per accontentare clienti, artigiani, imprese, architetti». Naturalmente ci vuole la sostanza. La qualità. Nel negozio di corso Como non manca. A Milano si dice: se non c’è dalla Comoretto non c’è da nessuna parte.
Giangiacomo Schiavi (Corriere)
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