Caserma Montello, qualcuno suona sulla prua del Titanic

Milano

Milano 29 Ottobre – La notizia è che un gruppo di gente scollegata dalla realtà suona e balla augurandosi l’arrivo di 300 sedicenti profughi alla Caserma Montello. A me non riesce a passare dalla mente l’immagine dell’orchestra del Titanic che, imperterrita, suonava mentre la nave affondava. Se le barricate della Lega sono un tentativo puerile di fermare una macchina che difficilmente le noterà, qui siamo al delirio totale e completo. La gente, fra qualche secolo, sarà ancora là a domandarsi cosa stessero celebrando. Non ci sono ancora i profughi. Non c’era nessuno a vederli, salvo i giornalisti amici ed ideologicamente schierati che erano là a fare da claque. Cosa stessero manifestando è un mistero. Ma ancora più misteriosa è tutta questa urgenza di avere trecento nullafacenti in giro per il quartiere. Anche se già qui si vedono sintomi importanti di scollamento dalla realtà, il meglio deve ancora venire. Nella Montello ci sono dei campi sportivi. Speriamo che siano usati per far incontrare gli immigrati (statisticamente la maggior parte di loro qua non vuole nemmeno starci) ed i cittadini (statisticamente la maggior parte di loro qua non ce li vogliono). Ma scusatemi, non sarebbe di gran lunga meglio farli incontrare sui binari della Centrale mentre i primi partono ed i secondi augurano loro buon viaggio? No. Ovviamente no. L’orchestrina adora suonare e cantare davanti al loro pubblico di immigrati ideale. Distante qualche centinaio di km, mentre i loro vicini di casa sono i cattivissimi leghisti. Cattivissimi sì, ma rassicuranti. Da loro sai cosa aspettarti. Niente, di solito. Ecco, questo è il punto. A differenza di Gorino, dove ci si giocava la vita e la morte di una intera comunità, qui ci si gioca qualcosa di molto prossimo allo zero. Le barricate falliranno. L’integrazione fallirà. I più realisti di entrambe i campi lo sanno. I profughi, sedicenti tali, sono una battaglia persa per il buonsenso. Non dovrebbero, non vorrebbero stare qua. Della nostra lingua non gli interessa nulla. Dell’integrazione non gli interessa nulla. Sono tutte seghe mentali nostre, che a loro non toccano. Immagino ci guardino un po’ come se fossimo delle scimmie allo zoo. Noi urliamo, ci dimeniamo, ci tiriamo palle di sterco a vicenda. Loro non ci capiscono. Vorrebbero solo andarsene. Invece sono costretti a guardarci. Io dopo un po’ mi stuferei. Voi no?

La cosa più seria sarebbe dire la semplice verità. Il luogo non è adatto. Non ci crede nessuno che ospiterà solo 300 immigrati. È una ferita che, ben lungi dal rimarginarsi, continuerà ad aprirsi. I balli finiranno, perché subentreranno noia e nuove barricate da contestare. I cittadini resteranno soli con un numero sempre maggiore di giovani che, rischiata la vita per andare in Germania, si trovano qua. Rinchiusi. Giovani. Rabbiosi. Giovani. Forti. Rabbiosi. Eccetera. No, non finirà bene. E, statisticamente, chi rischia di più è chi balla e canta. I lupi sono presenti anche tra i profughi. E non aggrediscono chi sa di doversi difendere. Ma le grida ed i pianti delle vittime saranno coperte dai balli e dai canti? Altrove è andata così. Qui speriamo di aver accolto solo brava gente. Speriamo.

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