A Rogoredo riducono il danno o la responsabilità?

Milano

Il dibattito sulla droga in questo benedetto Paese sta conoscendo vette inesplorate. Mentre in Parlamento si discute di diritti individuali, lotta al proibizionismo e tante e belle idee sull’individuo al centro del cosmo, in periferia a Milano, zona Rogoredo, c’è un bosco dello spaccio fuori dal quale lo Stato distribuisce siringhe. Sì, beh, non lo Stato di persona. Un’associazione, finanziata anche con soldi pubblici. In ogni caso il principio è che, siccome i tossici sono mediamente irresponsabili, a loro dobbiamo pensarci noi. Consegnano un kit completo di siringhe, lacci emostatici, tamponi, siringhe, profilattici, stagnola e forniscono consigli. Cercano di mandarti a recuperarti. Stando alle loro parole, comunque, la prima parte del business pare la più fiorente. La chiamano riduzione del danno. Adesso, però, dovremmo accordarci su alcuni punti di partenza condivisi. Il primo è: quale danno, esattamente? Mi pareva che il discorso antiproibizionistico iniziasse e finisse con un “sono libero di farmi del male”. Quindi siamo proprio sicuri che siano danni di cui noi dobbiamo farci carico? Non voglio estremizzare coinvolgendo i centri di recupero, ma sulla distribuzione delle siringhe mi pare si concentrino tutte le enormi contraddizioni di Saviano e compagni. Rogoredo, insomma, è la cartina di tornasole che distingue certo libertarismo, che rispetto pur non condividendolo, da certo socialismo peloso che vuole la droga di Stato.

Insomma, se riduco un danno, vuol dire che c’è una situazione grave cui voglio, almeno in parte, porre rimedio. Se statalizzo la droga (ovvero faccio fare profitti allo Stato vendendola), allora è solo chiaro che lo Stato debba fornirmi i mezzi per essere sicuro. Tanto me li fa pagare uguale, ma non subito e ne gestisce i costi facendoli pesare anche a chi non usa droghe. Una frase di un articolo di Repubblica mi ha fatto pensare. Si racconta di spietati spacciatori che offrono droghe a prezzi politici, da due a quattro euro, per darti la bella sensazione e poi costringerti a tornare. Permettetemi di dirgli che sono dei dilettanti. Ci sono metodi molto più efficaci. Per esempio, si possono prendere sostanze meno tossiche, di origine naturale, che puoi fare in formato bio, km 0 e balle varie e darle a pagamento ad un pubblico estremamente influente. Poi spiegare loro che, grazie alla loro influenza, possono iniziare a martellare su chi non le ha mai usate, facendo loro credere che siano assolutamente innocue e che ci costi più combatterle che non renderle legali. Quando vinci la battaglia, poi inizi a dare a quelle stesse elite, ed anche ai gonzi che da esse si sono fatti fare fessi, roba più pesante e magari costosa. E riprendi il giochino. Oh, è vero, nominalmente perdi un mercato, ma te ne apri di più redditizi.

Se la droga non porta più alcuno stigma sociale, se le siringhe sono gratis e gestite da gente che non ti giudica, ma che è là, letteralmente, per te, beh è più facile. Più facile significa più redditizio. Se poi questo fa aumentare incidenti e morti, come in Colorado, il problema è tuo. Tu, ovviamente, sai cosa faccia la droga e ne stai lontano. I fessi sono altri, dopotutto.

Luca Rampazzo.

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