Milano 30 Ottobre – E niente, proprio non c’è pace dalle parti della Clinton: queste elezioni non si riescono a chiudere. Nemmeno con un margine di sei punti di media secondo RealClearPolitics, la metà secondo un sondaggio di Fox News, la partita sembra prossima al fischio finale. Ieri è stata ufficializzata la notizia che la FBI avrebbe trovato nuove email correlate con lo scandalo del server. Un passo indietro. La Clinton ha subito un’inchiesta Parlamentare per aver gestito in maniera pericolosa la propria posta elettronica. Rifiutandosi, ad esempio, di farla passare dai server del Governo ed usandone uno privato. Locato nel suo bagno. Questa pratica ha messo a rischio la segretezza delle operazioni degli Stati Uniti, ma, secondo l’FBI non vi sono prove che vi fosse dolo. Solo superficialità. Queste conclusioni hanno autorizzato il Dipartimento di Giustizia a non incriminarla. La cosa sembrava chiusa. Oggi, invece, almeno giornalisticamente (e non è poco visto com’è allineata la grande stampa Usa alla campagna di Hillary), si riapre tutto. Ma cos’è successo?
In una inchiesta scollegata sono state trovate altre email. Sì, altre email della Clinton. Perché l’Ex Segretario di Stato aveva ben pensato di cancellarne trentamila. O almeno così si credeva. Pare, però, che qualcuna di queste non sia stata definitivamente eliminata. Dove sono state trovate? In un dispositivo di Anthony Weiner, marito di un braccio destro della Clinton. Weiner è sotto inchiesta per aver mandato messaggi inappropriati (cioè contenenti profferte oscene e/o materiale pornografico) ad una minorenne. Come sempre, nello staff Clinton, il più pulito ha la rogna. Durante l’inchiesta è stato sequestrato qualcosa, un disco fisso esterno forse, con dentro delle email. Di cosa parlino al momento non è chiaro. Ma Comey, il capo dell’FBI, ha detto che non sa quanto ci metterà a scoprire di cosa si tratti e se sia o meno rilevante.
Tranquillo, Mr. Comey, senza fretta, tanto mica stiamo aspettando di sapere chi guiderà la prima potenza nucleare al mondo. C’è tempo. Faccia con comodo. Questo annuncio è stato una bomba. Mancano due settimane al voto e la cosa potrebbe degenerare in maniera esponenziale. Il dubbio è la peggiore delle condizioni per i Democratici. Fornisce armi senza fine ai Repubblicani e depotenzia ogni loro difesa. Eppure, nonostante tutto, c’è un lato peggiore. La FBI non ha trovato cento mail. Un numero così piccolo lo avrebbe potuto gestire ben prima dell’annuncio. Non ne ha trovate mille. Quelle avrebbe potuto analizzarle in tempi ragionevoli. Diecimila? Possibile. Quelle avrebbero richiesto un tempo imprecisato. Ma diecimila, per quanto possibile come numero, sono comunque meno probabili di trentamila. Cioè l’intero gruppo che sarebbe “andato perduto”.
E che non sarebbe finito in mano nemmeno ad un assistente. No, affatto. È finito ad un terzo non correlato, e potenzialmente criminale. La seconda domanda, a prescindere dal contenuto, è perché Weiner le avesse tenute. Non ci sono molte altre ipotesi oltre al ricatto. Insomma, la Clinton da candidata solida, forte e determinata diventa delle due l’una: la “crooked” Hillary, la corrotta Hillary che i supporter di Trump vogliono in galera, oppure un’anatra zoppa. Sotto schiaffo ancora prima di entrare alla Casa Bianca. Qualsiasi sia la versione corretta, la Clinton ha davanti a sé quindici giorni durissimi e totalmente fuori calendario. Per Trump, invece, l’inverno del suo scontento si è fatto estate sotto i raggi di questo, inaspettato, ultimo sole di ottobre. Ed i suoi supporter, Venerdì sera, sempre più forte cantavano: “Arrestatela! Arrestatela!”.
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Laureato in legge col massimo dei voti, ha iniziato due anni fa la carriera di startupper, con la casa editrice digitale Leo Libri. Attualmente è Presidente di Leotech srls, che ha contribuito a fondare. Si occupa di internazionalizzazione di imprese, marketing e comunicazione,